Dalla raccolta di poesie “Giano Bifronte”: Logos Christo

  giano bifronte

L’amor di sé, della propria natura,

 

il punto capitale della croce

 

Dove le braccia di legno s’uniscono.

 

Umanità,

 

Hai ucciso quanto di meglio in te

 

Regnava.

 

La Luce ti ha già restituito

 

Ciò che con noncuranza hai calpestato.

 

Ecco, cammina il Verbo in mezzo a noi.

 

La Parola vive e abita in noi.

 

Il Verbo che è divenuto carne

 

E’ tornato ad essere la carne

 

Dopo averla data in pasto

 

Alle fiere.

 

Non sentiamo i giri della Terra,

 

non ne possiamo cogliere i sospiri

 

Fermando il tempo.

 

Fermi restando

 

Prima che il tempo sia.

 

Amico, me ne vado per il mondo.

 

Mi spiace, qui non voglio più restare

 

A parlare con te di perle rare.

 

Di verità rarefatte che riguardano i sensi,

 

I sogni.

 

Di nuvole, visti a spicchi, dai vetri.

 

Di volti, visti a tratti, dagli specchi.

 

Fuori,

 

– fuori, perché io sono in questo dove

 

E mi guardo dentro, in me stesso raccolto –

 

C’è un abisso di irrisolti grovigli.

 

Fuori, c’è troppa poca comprensione,

 

E stupido è sinonimo di buono

 

E di quello che sta nella parola

 

– Gli Spiriti, tu sai che penso a loro –

 

Poco di vero,

 

La convenzione.

 

Le porto in me le morti,

 

Le multiple esistenze

 

a strati addensate,

 

amate e redente,

 

I dialettismi, del sono questo o quello;

 

Di certo, amico mio, di unico,

 

C’è solo un Fondamento.

 

Io che penso, Io che Sono,

 

Sono qui, in questo preciso momento,

 

Io sono qui, senza arrendermi mai,

 

Incontrastata antitesi,

 

Sono in me, discepolo e Maestro:

 

Risorto, dopo morto, in vita.

 

Alessandra Vettori

 

Buona Resurrezione a tutti.

Opere

L’osso dell’arcobaleno, Firenze Libri, Firenze, 1989

Non toccate lo Stato, Franco Cesati Editore, Firenze, 1994.

Etica, libertà, vita quotidiana, Gangemi Editore, Roma, 1999.

“Casa della Parola”, perché? (2)

calliope

Alcuni uomini però, sempre, ascoltarono la Parola e senza nessuna paura – eventualmente solo un sacro e riverente timore – vollero raggiungere il Luogo innominabile. Sempre l’ascoltarono e dal suo calore ebbero in dono i segreti dei Suoni e del Suono.

Le Arti Liberali Medioevali, già belle e adulte, avevano vissuto la loro infanzia e la loro innocenza negli antichi Misteri, quando ancora gli esseri umani vivevano i primi istanti del tempo sulla Terra. Tra queste, parliamo per adesso della Poesia, come capacità del Suono di ri – suonare nelle anime delle per- sone, con magica purezza e meraviglia di intenti casti, con ritmi solenni terrestri che richiamavano nel ricordo spirituale i Celestiali Ritmi dell’Universo. L’Arte, grazie e Grazia della Parola, poteva e può ancora oggi farci risalire la scala che conduce presso la Soglia della Luce e se è Arte pura, ha in Sé il Bello, Il Vero e il Buono, tutto ha in Sé, perché la Parola glielo concede.

Non siete Creatori della Parola? Lo siete senz’altro se rivivete in voi tutto il processo creativo che qualcuno prima di voi, un essere umano ha potuto creare; nel momento in cui rivivete in voi questa creazione, anche voi, ri- create….

Parleremo presto delle Dame delle Arti Liberali, dell’Eterno Feminino di goethiana memoria…. Abbiate un poco di pazienza, cari lettori e qualunque scritto vogliate farci arrivare, noi qui siamo pronti per accettarlo. L’Arte ha una missione universale nel mondo e tutti concorriamo a fare parte di quel Luogo di cui prima narravamo, sempre figlia fu della Divinità.

La Poesia non deve dire, deve essere, come ebbe a scrivere a suo tempo il buon Quasimodo. La Poesia non dovrebbe descrivere Verità, Bellezza, Bontà, dovrebbe produrle.

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