Al mattino, stelle a colazione

 

Ritornano al mattino, assorte nella notte,

le stelle.

Io non sapevo davvero che farne,

nel ritmo diurno non le vedevo brillare,

perché nel giorno si sa,

il giallo non risalta.

Ebbi a dirti, non te lo ricordi?:

“la lira ha perso tutte le sue corde,

cantano gli usignoli e i cardellini,

cantano i poeti stanchi,

i bimbi nei cori di paese,

cantano le donne sole,

amanti di uno sposo,

cantano gli angeli nei cieli,

cantano i fiori e le raganelle

nei canneti paludosi

e le libellule cangianti

negli stagni

cantano la loro gioia,

facendo delle ali trasparenti

un inno sereno all’esistenza”.

Tu, ebbi a dirti, non te lo ricordi?:

aspetti sempre che sia io a cambiare,

pigro d’un uomo buono,

e il tuo riscatto inizia

dal tuo amore,

come primula,

come primula acerba

scuoti il viso al vento,

t’imbarazza il silenzio dell’inverno

e invano soffi sulla girandola,

al riparo delle streghe,

la soglia è aperta adesso, déstati.

 

 

 

Alessandra Vettori

 

 

A parte il Sole, le stelle sono così lontane da essere visibili solo come punti di luce, nonostante il loro diametrosia di milioni di chilometri. Nell’immagine, scattata dal telescopio spaziale Hubble, la Nube stellare del Sagittario (M24), un ammasso aperto nell’omonimacostellazione. (da wikipedia)

La camera delle meraviglie

Ne ho sentito parlare da mio figlio

ieri sera

lui ha lo spirito germanico

e con un termine che non conoscevo

di quella bella lingua

ecco

mi ha svelato un arcano

che non conoscevo:

Wunderkammer,

il nome dell’insolito,

del bizzarro, dell’inconsueto,

dello strano,

e così via narrando.

Nella mia,

– Cabinet of curiosities -,

si trovano i pensieri

che fanno rinascere

il Cosmo in una stanza

nella quale mi avete

– ahi! –

confinata,

per il troppo affetto.

Sto organizzando

e in questo mi aiuta lo spirito Goethiano –

un bel museo a cielo aperto

e i ciceroni,

sono i miei sentimenti.

Aggiungo che

è anche un gabinetto filosofico,

dove danzano le mie creazioni,

fatte di volontà,

di volontà d’azione,

vestite ed abbellite.

Sono cose serie, oggi come oggi,

non sono cianfrusaglie, intendiamoci bene

su questo.

Le ho liberate dal carattere barocco

e le ho rese diafane come vetro,

luminose come alabastro,

variegate come diaspro.

Sono vere meraviglie, adesso.

È pronta la Festa?

Eccomi, d’un balzo

sono qui per voi,

a giocare.

Alessandra Vettori

Inverno

 

La neve discende anelata

sugli abeti che mi hanno vista bambina

e l’inverno del cuore

custodisce la pace

che non ha confini.

E’ un paese magico, questo,

e mentre m’attardo,

mentre rallento i passi

per scoprire le chimere, le fenici e i basilischi

che il bianco copriva,

canto, sulle note che risuonano

nel silenzio ovattato del bosco,

il ritorno di Kinduna,

abbracciando col mio sorriso

il suo soave volto.

 

 

Alessandra Vettori

 

E’ d’autunno che le tue parole…

E’ d’autunno che le tue parole

d’Amore

tingono con i gialli delle querce,

con i rossi dei platani, dei ciliegi e degli aceri di monte,

con gli arancioni dei larici,

con gli ocra dei faggi,

con i marroni dei frassini, degli ontani e  dei carpini,

con l’oro dei castagni,

il soffio lieve dell’anima

memoria della vita

che s’addormenta,

che si fa carezzare

dal vento

del mio respiro.

E’ d’autunno che le tue parole

si vestono degli andamenti

ritmici dei miei pensieri

e l’istrice è un amico

che l’ansia del nutrimento

fa abbandonare gli aculei

nel campo rifugio

e tutto torna in un uguale

movimento e una loquace

trasformazione.

E’ d’autunno che il tuo gesto

si fa di nuovo profondo volere insonne

e tenti afferrare le mie ali,

ma la vita che sono disparisce,

tremula e vaga

cellula ancestrale

di Donna

unta di terra,

vuota di cielo.

Alessandra Vettori

Graal

 

 

Passi indistinti

di Te nella notte

sento arrivare

e il giorno allora

ti viene incontro

e immune dal Kaos

– si è fatto vaccinare –

e la tua figura

di Angelo del silenzio

Beato

Angelo imprigionato nella Terra

lo vado a salvare,

in me

desta tutta la gioia

di cui è capace

la guarigione.

 

 

Alessandra Vettori

Le stelle di Elia

 

Nel cielo fervido di stelle

il chiarore dell’alba

mi sorprende

senza null’altro se non

zoccoli di legno

con i quali calpestare il selciato

lasciando indietro il rumore

scoppiettante di un focolare

o di un andare sordo sulla pietra.

Io t’aspetto cigno bianco del castello

per chiederti con ambizione

perché non hai padre

perché non hai madre.

Alessandra Vettori

 

Guardava

 

 

Nell’ombra di un angolo scuro,

guardava attonita e sola

di insonne e gioioso splendore

l’alba rampante e inattesa;

dopo una notte già lieta,

per me,

parlavo sommessa

col vecchio Templare

ed ecco,

scopriva il gioiello

cesellato di fede,

l’amico,

il calice

del fiore

benedetto.

 

Alessandra Vettori

 

 

 

 

Cascia (A Masaccio)

 

Madonna rara

di singolare bellezza

t’affacci alla soglia dell’anima

e già in me diventi ricordo.

 

Masaccio ti amò sorridendo

e appena sortì dal pennello

l’espressione tua volitiva,

lucciole d’oro incantate

volarono sugli estivi campi,

riempirono l’aria di luce,

divennero per te manto.

Tu, Iside e Spirito Santo

abiti, umile, il luogo sacro

della Preghiera.

Cascia ti ospita, seria,

Donna dal volto solare,

cosmica, ritmica,

potenza d’amore stellare.

 

E quando guardo il tuo bimbo,

la rondine dell’infanzia mia

teneramente afferrando,

rileggo in tutta la forza

che penetra, ovunque, nel bosco,

la vitalità prorompente

del mio travagliato destino,

d’Amore vestito di giorno,

di notte silente ed assorto

e inseguo il tuo sguardo

insieme lontano e vicino,

al suolo sul quale cammino.

 

Così io ti sfioro

col pensare-intelletto

del cuore,

e tutto nell’anima mia

si tinge di calma.

 

Alessandra Vettori

Son nate le pietre preziose sulla Terra

1. turchese, 2. ematite, 3. crisocolla, 4. occhio di tigre, 5. quarzo, 6. tormalina, 7. corniola, 8. pirite, 9. sugilite, 10. malachite, 11. quarzo rosa, 12. ossidiana “fiocchi di neve”, 13. rubino, 14. muschiata, 15. diaspro, 16. ametista, 17. calcedonio, 18. lapislazzuli.

 

 

 

Torno da adulta

in questo bosco sacro,

che mi vide bambina

e fra i roseti,

le erbe brillanti di verde

e di smeraldo,

ogni fiore o radice o foglia

o frutto se ti piace saperlo,

giocavano con me all’aria aperta,

simulando colori trasparenti

che si lodavano

nella densità

dello spazio terreno

raccogliendo dal tempo

dell’universo

le materie prime dei pianeti

e delle stelle e

di tutti gli altri corpi cosmici,

trasmutandosi

– incanto alchemico! –

nelle pietre preziose,

memorie di antiche età evolutive,

parole sottese delle Gerarchie celesti.

Ciascuna parola

si rapprende nella pietra:

i suoni sono le aure

dell’anima mia,

colma d’amore,

di sottile gioia.

 

 

 

 

Alessandra Vettori

 

Le cinque gemme cardinali dell’antichità (in ordine di lettura): diamante, zaffiro, rubino, berillo, ametista.

(da Wikipedia)

 

 

Versione 2

Gea (Futura)

La Donna

tornò da adulta

in quel misterioso bosco sacro,

che la vide bambina,

Puella eterna,

e fra i roseti,

le erbe brillanti di verde

e di smeraldo,

ogni fiore o radice o foglia

o frutto se vi piace saperlo,

giocavano con lei all’aria aperta,

simulando colori trasparenti

che si lodavano

nella densità

dello spazio terreno

raccogliendo dal tempo

dell’universo

le materie prime dei pianeti

e delle stelle e

di tutti gli altri corpi cosmici,

trasmutandosi

– incanto alchemico! –

nelle pietre preziose,

memorie di antiche età evolutive,

parole sottese di

Gerarchie celesti.

Ciascuna parola

si rapprese nella pietra:

i suoni diverranno le aure

dell’anima sua,

colma d’amore,

di sottile gioia,

la laringe si aprirà

come un boccio,

ne colerà l’umore

cristallino

di pupille neonate,

aperte all’estasi.

Alessandra Vettori Maiorelli (Da La Danza dei rosoni)

 

Io e il mio amico Goethe. Dedicata a mio figlio Tommaso

 

E in un piccolo punto del pianeta

si ritrovarono come a uno strano  appuntamento

tutti gli esseri fatati delle fiabe.

Cominciarono a raccontarsi

storie delle quali erano protagonisti,

riempirono l’etere di fatti e parole,

ad ogni parola un fatto seguiva,

tutti coloro che le ascoltarono

– e non erano pochi, no, davvero –

si innamoravano di loro.

In questo modo tornò la moda

sulla Terra,

di vivere con fantasia.

A nessuno che credesse alla realtà

così com’era

venne in mente di prenderli in giro,

di far finta di niente

al loro ingresso novizio

nelle anime umane.

Rispetto ci fu

per queste storie

e per chi le impersonava.

Lo Spirito del linguaggio poetico

vinse l’ultima battaglia

e la liricità ebbe finalmente

i suoi proseliti.

Ah, Angeli del cielo!

Si fece avanti una fata:

temevamo d’esser state dimenticate,

ma il Ricordo è duro a morire

e nel nostro caso, fortunatamente,

non ci siamo dovute sacrificare

sull’altare dell’ottusità di molti.

Andiamo verso i monti

a rallegrarci di questa miracolosa

condizione che ci è capitata tra capo e collo,

dissero gli gnomi.

E se la diedero a gambe, giù per i boschi.

Allora anche noi salamandre,

faremo del fuoco un vivace calore d’amore….

Noi ondine ugualmente!

Salteremo giulive da ruscello a ruscello,

alcune di noi verso i torrenti,

altre, nei fiumi ci discioglieremo:

è il gioco da fare più bello che potessero donarci!

Risero le fanciulle eteree, d’acqua e di spume vestite.

Silfidi siamo e abbiamo capito che lo resteremo,

esclamarono felici in tutto quel guazzabuglio,

in cui la Natura di nuovo le aveva cacciate.

Siamo contente, perché nell’aria possiamo ancora volare!

Su, verso il cielo, si spostarono.

Io e il mio amico Goethe ci guardammo e ci sentimmo soddisfatti

di aver rimesso tutto quanto a posto.

Noi, che di fantasia ci nutrivamo.

Noi, che la poesia onoravamo.

Noi, che dal tempo dell’eterno,

nel tempo e nello spazio

un po’ sorridendo, un po’ parlando, un po’ poetando,

di nascosto danzavamo.

 

 

 

Alessandra Vettori

 

 

 

 

 

 

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