IL TESTAMENTO

Il testo è di Alessandra Vettori Maiorelli.

Nel racconto si parla della figura di Giuda e delle motivazioni sul suo tradimento, attraverso la figura di un monaco, Tanchelino, vissuto a cavallo tra il 1200 e il 1300 (cfr. Felice Tocco, L’eresia nel Medio Evo).

Alessandra Vettori Maiorelli

 

 

 

 

 

 

 

 

IL TESTAMENTO

 

 

 

 

racconto

(Non ci si offenda di ciò. Proprio quel che nessuno ammette, nessuno vuol

sentire, deve essere ripetuto tanto più spesso). J. W. Goethe


LA DOMANDA

Ho buttato i fogli nel camino, ma non sono bruciati.

Il lancio li ha rovesciati, li ha squinternati.

La fiamma ha continuato ad ardere, ritta e costante, quasi indifferente al loro contenuto.

Ho paura, Signore. Paura di ciò che può accadere a chi li leggerà. Se mai verranno letti.

La sala di lettura è buia, a tratti viene illuminata fiocamente dalla luce della luna e dal fuoco. Anche la luna è impazzita ? O sono io, sono io che vedo crollare tutti i miei ideali, le mie forze, il mio credo ?

Credo. Ecco, ho detto bene. Credo. Non verità. La verità se ne infischia dei credi, come la fiamma del caminetto.

Contempla il rotolo dei fogli antichi e incartapecoriti e si rifiuta di bruciarli. Forse è un segno del destino.

Perché la verità si affaccia timidamente alla coscienza e se si trova di fronte una lastra di metallo, tace e si ritira nelle profondità.

Per riemergere, caso mai, quando si è pronti ad accettare ciò che prima si riteneva assurdo, inconcepibile. La Storia ci insegna che è così.

L’abbazia mi sembra tetra, stasera.

E gli alti muri di pietra vogliono trattenere la luce opaca del crepuscolo. Le tenebre avvolgono gli alberi e l’orto e le celle rimandano sulle pareti dei corridoi il silenzio e le meditazioni e le preghiere dei frati.

Se esiste una giustizia divina, certe cose non dovrebbero essere permesse.

Sono solo, adesso. Mi sento solo.

Oh, qualcuno bussa alla porta. Dev’essere Fra’ Mariano che mi avverte della chiamata dell’abate. Potrei parlare chiaramente, far vedere le carte.

No, no ! Non posso !

Continuano a bussare.

Riprendo in mano le carte e le sento bruciare ; le nascondo sotto il letto.

Io non voglio saperne niente, di tutta questa storia.

Sono uno studioso, io, non un uomo pio. Almeno non in questo momento. Traduco gli antichi manoscritti. Devono pervenire ai posteri nella loro verità.

– Avanti ! – dico e abbasso la testa simulando un’attenzione che mi manca.

Entra fra’ Mariano e mi si avvicina :

– Fratello, che avete ? Siete sudato e bianco in volto. Vi sentite male ? -.

-Sto benissimo ! – calco la frase con energia cercando di tornare alla normalità. Però il cuore mi batte e le tempie pulsano. Lo sento. – Cosa c’è ? -. Meno male che la candela sta per spegnersi. E’ un miracolo che la cera si sia sciolta quasi del tutto. Se non altro, riesco nella penombra a mascherare meglio la mia inquietudine.

– L’abate vuol parlarvi – la voce di fra’ Mariano mi arriva all’orecchio dall’oltretomba. Una voce dal timbro secco, autoritario.

Seguo fra’ Mariano e annuisco alle sue frasi, senza comprenderle.

Penso ad altro, ma faccio finta di nulla. Debbo svelare ciò che ho trovato all’abate ? La domanda gira e rigira nella mia mente al punto da diventare un vortice che inghiotte tutte le mie speculazioni.

Fra’ Mariano mi fa strada dall’abate.

Fratello Andrea è qui, Padre -.

– Bene, bene. Fatelo passare -.

L’abate è seduto e vedendomi apparire sulla porta, mi sorride.

Sorriderete anche dopo che vi avrò detto ciò che ho scoperto ?

Cerco di respingere il dubbio che mi ha colto.

L’abate mi guarda : – Sembrate stanco, figliolo. Sedetevi e ditemi come procede il vostro lavoro. Come uomo di chiesa, ammiro la fede che è in voi e che sostiene gli studi ai quali vi state da tempo dedicando. E’ una grossa fatica quella che vi attende… ; io ho piena fiducia nelle vostre capacità. La gioia di servire Iddio annulla il dolore e il sacrificio che debbono essere sopportati per far fluire sulla Terra la Parola e le opere del Salvatore. Ebbene, a che punto siete ? -.

– Io… io… – non riesco a proseguire. Ho la gola secca e gli occhi mi dolgono. E’ con un brusco e artificioso colpo di tosse che riesco a darmi un contegno.

Io sto esaminando le carte che mi avete dato, Padre. Sono molto interessanti e … -.

– Riuscirete a terminare il lavoro in tempo? Per l’arrivo di Sua Santità, intendo dire. La nostra abbazia non ha mai vantato la scoperta di antichi e sarebbe un privilegio, per noi, poter dare ai fedeli qualcosa di veramente grandioso. Di autenticamente cristiano. Purtroppo, io conosco a malapena l’aramaico. Ed è per questo che vi ho chiesto di venire da Amsterdam. Siete l’unico che può capire e farci comprendere. Tranquillizzatemi, vi prego e ditemi: di cosa si tratta? -.

Le mie mani si intrecciano nervosamente e credo di avere lo sguardo perso nel vuoto. L’abate se ne accorge e mi fa un cenno con la mano: – Perdonatemi. Siete giovane e robusto, ma il viaggio vi avrà estenuato. Ho peccato facendomi dominare dall’ansia di sapere. Sarà meglio che andiate a riposare …; domani! Domani mi direte tutto. Andate, andate! – esclama eccitato e mi accompagna alla porta con fraterna agitazione – E che la Grazia di Dio sia sempre con voi – aggiunse serenamente.

Il loggiato accoglie i miei passi. E mentre mi dirigo verso la cella, colgo con gli occhi, in un istante, la campagna e sento l’ululato di un lupo e le cicale che cantano incessantemente. Non ho sonno. Non riesco a dormire. Perché debbo addossarmi questa responsabilità? Io sono un pover’uomo e non voglio entrare a far parte della Storia. La Verità può essere pericolosa a volte. Che devo fare? Mai, mai come adesso mi sono sentito confuso e infelice. Dio mio, aiutami tu, che puoi tutto.

L’abate stamani è fermo sulla soglia della porta e mi cinge le spalle con un braccio: – Venite! – Volge gli occhi verso il sole come un antico pagano e mi chiede notizie sul manoscritto. Io fisso il documento e comincio a leggere: “Io, Giuda di Keriot, proclamato da tutti i seguaci del Nazareno…”.

– Non osate continuare! – esclama lui aggrottando le ciglia scure e gravi – Codesto documento deve essere distrutto! Subito! -.

– Padre, tornate in voi! – lo prego- Dovete ascoltarmi: non comprendete?

Il testamento di Giuda Iscariota è giunto sino a noi! Come potete pensare di cancellarlo dalla Chiesa? Esso ne fa e il suo contenuto deve essere comunicato a tutti… -.

– Non sarete della stessa pasta di quell’infame? – grida strabuzzando gli occhi che si riducono a due fessure oblique – Non permetterò che una tale mostruosità, una presenza diabolica si insinui nelle coscienze dei miei fedeli e dei frati di quest’abbazia! -.

E’ nostro preciso dovere – obietto con decisione – conoscere prima di distruggere. L’ignoranza è una forma di inganno: è il volto stesso del demoniaco. Cristo visse e operò tra pubblicani, farisei e meretrici. Gli uomini retti non devono aver paura di affrontare il Maligno -.

L’abate mi fissa sprezzante: – Voi! – tuona – Da quanto tempo covate codeste eresie? Da quanto tempo la Chiesa alleva una serpe nel suo seno? Indietro, Satana! Vi ordino di rimanere nella vostra cella finché non avrò parlato con il Santo Padre di questa turpe faccenda… . Tenete – dice porgendomi il manoscritto, la sua mano tremando – custoditelo voi; vi riterrò responsabile se lo perderete – aggiunge e si strofina il palmo della mano sulla veste come se avesse toccato un appestato.

Io non potei far altro che andarmene via a testa bassa con un senso di colpevolezza: – Come! – Pensai – Come si può credere in Dio e sperare nella Grazia se volontariamente ci bendiamo gli occhi? Sottrarre questo documento agli uomini significa alterare il decorso degli eventi. Fogli dannati! – mi gridai – Avete insinuato il dubbio nella mia anima e adesso non sono più sicuro di niente. Non lo sarò mai più! -.

Quella notte piansi. Piansi fino all’alba finché le lacrime si mutarono in un corto singhiozzo. Forse il Signore mi avrebbe perdonato come fece con la donna che gli unse i capelli. Anche lei, come me, aveva tanto amato. Dove c’è amore, c’è sempre la possibilità di risalire.

Così decisi di abbandonare le cose che più veneravo: misi le vesti e il manoscritto in un sacco. Uscii nella notte e mi sentii un ladro. Fuori, il silenzio mi circondò; incespicavo a tratti correndo nei campi arati da poco mentre il respiro affannoso non mi dava requie. Furono giorni e notti di fughe e di paure; dormivo nei fienili o dove trovavo rifugio. Amici a me cari mi aiutarono. Ricordo che, prima di perdere i sensi, ebbi per un attimo la dolce visione di Amsterdam e il mercato e i bambini dagli zoccoli bianchi e provai una senso di sollievo. Poi, l’oscurità riprese il sopravvento.

Il Santo Padre era assorto e ascoltava l’abate di Cluny che scagliava i suoi anatemi: – Irvinio è fuggito dall’abbazia con lo scritto del Demonio. So che ha riparato nella natia Amsterdam; ha ottenuto il favore del popolo che lo chiama Tanchelino il Profeta. Si dice che procedesse alla testa di tremila persone per il venerdì santo. Le Fiandre sono diventate un ricettacolo di insorti, di Catari eretici. Se non fermiamo questa ondata di barbari… -.

– Non mentiamo fra noi, no! – lo interrompe il Santo Padre – Siamo tutti a conoscenza del degrado del clero, nonostante il rigore dei Pontefici. Abbiamo perciò deciso di emanare un canone contro i sacerdoti che si dedicano al concubinaggio, anziché a ravvedere le pecore perdute del gregge di Nostro Signore. L’ora è grave, abate. Fasto e magnificenza non si accordano con le umili vesti di Cristo. Lo sapete bene, voi. E lo so anch’io -.

L’abate reclina la testa in segno di ossequio: – Pur tuttavia, i Catari diffondono menzogne e si comportano in un modo che va contro le leggi terrene e celestiali. Propongo, se me lo concedete, che Tanchelino venga preso e sottoposto a processo. Deve ritrattare le ingiurie e restituire alla Chiesa il manoscritto che le appartiene di diritto e che deve essere distrutto. Egli è un ladro! -.

Sua Santità diresse l’indice della mano inguantata verso l’abate: – Fate come credete: Tanchelino si posto fuori dell’autorità della Chiesa; preferisce anzi essere al di sopra di essa…. Quello che conta è riavere il documento -.

– Senza dubbio. Farò l’impossibile per riaverlo. Che Iddio possa guidare la mia volontà verso la giustizia -.

– Non immischiate Dio in queste sordide questioni. “Non è quel che entra nella bocca che contamina l’uomo; ma quel che esce dalla bocca, ecco quel che contamina l’uomo”. Rammentatevi delle Sue Parole quando agirete. Ogni uomo ritiene sempre che la sua verità sia unica e indiscutibile. Perciò il Nemico può afferrare le anime degli incauti e soggiogarle al suo volere -.

– E’ ridicolo -. Mi stanno processando e non posso discolparmi. Come posso difendermi se dico la verità? Sono stanco e malato. Mi hanno torturato con tale ferocia che avrei detto mia madre una meretrice, se solo me lo avessero chiesto. Le forze mi stanno abbandonando. Ascolto le accuse dei vescovi.

– Rispondete Tanchelino – furoreggia uno di loro – combattete la dottrina agostiniana, nevvero? -.

La voce mi esce debolmente: – Ciascun uomo è un eletto – dico in un soffio; le catene mi stringono a tal punto i polsi da farli sanguinare – se vive veramente secondo i dettami delle Sacre Scritture -.

– Vaneggiate? – ringhia un altro – Insistete nelle vostre insulse teorie? Dunque non siamo riusciti a farvi cambiare idea! -.

– La Grazia di Dio giunge a tutti, anche a colui che fosse indegno come Giuda – rispondo spento.

– Questa è un’eresia! Desistete o non potremo far nulla per voi -.

– Chiunque! – urlo, non so chi mi da la forza – Chiunque può esercitare il sacramento se è uomo santo. Molti fra voi amano il lusso e fornicano ed esigono ingenti elemosine per il suffragio dei defunti. Comprate anche la morte, voi? -.

– Cane! – l’abate batte il pugno sul tavolo, furente.

Mi portano via. Nel carcere sotterraneo. Morirò tra atroci tormenti.

Lo avete cercato e non lo avete trovato. Perquisite, perquisite pure la mia casa. Non lo troverete; l’ ho nascosto in un luogo sicuro. Farisei! Siete dei farisei e non ne siete coscienti.

– Lasciatelo andare – dice l’abate. Tutti gli occhi dei preti sono puntati su di lui. Lo interrogano. Perché liberarlo?

– Se muore possiamo dimenticarci il Testamento. Lo seguiremo ovunque vada; quando torneremo in possesso delle carte, lo abbandoneremo al suo destino -.

Cari fratelli e amici,

lascio questa mia a voi che siete dalla parte della Luce e predicate la schietta verità. Sappiate prima di tutto che ho il cuore infranto, giacché ieri, erano circa le nove, sono venuto a conoscenza del fatto che Tanchelino, il nostro amato amico e maestro, è morto. Ucciso per mano di un prete fanatico che poi si è suicidato. Non so se questo anno 1125 verrà ricordato nelle cronache e nei trattati. Comunque, non avrebbe senso affermare che Tanchelino, martire di una giusta causa e seguace indefesso del Vero, è morto per la Gloria di Nostro Signore. Non avrebbe senso, perché la Storia è costellata di martiri e il firmamento dei lottatori contro l’epoca delle tenebre deve ancora veder nascere infiniti mondi e pianeti. L’abate di Cluny grida a forza che sta dilagando il morbo dell’eresia. “More pestis validae” , lo chiama. La Chiesa ci perseguita e brucia i nostri corpi e vuole avere un influsso sulle nostre anime. Nulla può però sui nostri Spiriti. E’ inutile che vi parli ancora di fatti, cose e persone di cui siete già a conoscenza. Non scrivo per giudicare, bensì per lasciarvi in dono qualcosa. Qualcosa di veramente prezioso. Noi dobbiamo essere convinti che il Male è assenza di Verità. Là dove la Luce si ritrae, la Tenebra avanza. La Tenebra non potrebbe oscurare se la Luce non glielo concedesse. Nell’evento più doloroso, più oscuro, la Luce irradia i suoi raggi d’amore. Il mondo è pieno di verità, figlioli miei. Il mondo è grande e ogni verità può e deve camminare accanto ad altre. Il Testamento di Giuda, tanto temuto, mi fu affidato da Tanchelino prima della sua triste fine. Giuda tradì il Cristo e l’azione fu infamante e terribile. Eppure senza quell’azione, la Redenzione del Peccato Umano non avrebbe avuto luogo.

Comprendete che Giuda è l’uomo colto dal dubbio. Il suo dubbio è diverso da quello di Tommaso. Tommaso dubita e inizia un cammino di conoscenza per il suo superamento.

Giuda è l’uomo che recide il cordone ombelicale con il Cristo e, allontanandosi dalla Luce per ignoranza dello Spirito, vive soltanto nell’anima intellettiva; perciò, rinnega se stesso e si perde. Perdendosi devia dal destino positivo che era stato preparato per lui.

Non dobbiamo parteggiare per Giuda né condannarlo. La giustizia divina è Amore e l’Amore ci guida a preservarne le ultime volontà rispettando la sua posizione, anche se tragica. Giuda amò Cristo, ma la sua anima non resse la Potenza di quell’Amore, perché fece venire alla superficie della sua ancora infante coscienza la sua sete di vita, l’insaziabile sete di vita.

Riporto qui di seguito il suo Testamento. Conservatelo, amici miei e fratelli, per coloro che verranno dopo di voi.

I quali, lontani dai tempi di Palestina, possano finalmente ricordare:

“Io, Giuda di Keriot, proclamato da tutti i seguaci del Nazareno, il Figlio di Perdizione e resomi colpevole, intimamente colpevole di aver tradito il Cristo durante la cena pasquale di , prima di chiudere la mia misera e iniqua esistenza e di bruciare in perpetuo nel fuoco divorante della Geenna, io, Giuda, detto anche Giuda Iscariota, intendo qui narrare i fatti come si sono svolti, senza nulla togliere e aggiungere a quanto accaduto. Affinché la Verità venga tramandata nella sua interezza. Per far ciò mi servo di un amico che ha perdonato i miei errori smisurati e il mio assoggettamento al Maligno.

Io nacqui da una coppia di sposi che per molto tempo non aveva avuto figli. A mia madre venne rivelato in sogno che le sarebbe nato un figlio, cause di grandi sventure per il popolo d’Israele. Lei non ebbe cuore di uccidermi e mi abbandonò nell’isola di Keriot. La regina del luogo mi trovò e mi adottò, dal momento che non aveva figli. La coppia reale mi aiutò a crescere e mi educò, finché ebbe un figlio proprio. Io mi ritrovai quindi ad essere il trovatello che ero e, mosso dall’invidia, uccisi il mio fratellastro. Dopo questo abominevole atto, fuggii dall’isola e giunsi nella casa di Pilato, dove servii per alcuni anni. Un giorno litigai con un vicino e lo uccisi. Poi ne sposai la vedova.

Quel vicino era mio padre!

Quando seppi la verità credetti di impazzire. Che destino orribile pesava sulle mie spalle! In seguito incontrai Filippo e Natanaele. Mi descrissero i prodigi compiuti da un Profeta. Volli che mi presentassero a lui. Ricordo poco di quell’incontro:

– Tu sei Giuda – mi disse con immensa tristezza e sentii il suo sguardo penetrare in me. Già sapeva nel suo Spirito degli omicidi.

Non compresi di chi si trattasse. Non compresi chi era.Ad onor del vero, pochi, attorno a lui, conobbero chi fosse veramente. Lo ammiravo e lo amavo. Quanto lo amavo! Sognavo il Nuovo Regno d’Israele dove tutti gli uomini giusti si sarebbero riuniti sotto l’egida di un Re Sapiente. Purtroppo io amavo anche Mammona. E non si possono servire due padroni nello stesso tempo.

Nessuno di noi possedeva più la saggezza originaria; le anime erano in continua rivoluzione e non si capiva più dove fosse il vero e dove il falso. Non cerco motivazioni, non ne ho bisogno. Il mio operato svela da solo la mia caduta. Eppure io vi dico che fui solo uno strumento! Uno strumento malefico, ma pur sempre uno strumento! Sono sicuro che Egli conoscesse il futuro di ognuno di noi. L’ ho venduto per trenta denari, ma NON CREDEVO, IO NON CREDEVO CHE L’AVREBBERO UCCISO. Era riuscito sempre a non trovarsi là dove lo cercavano. Quando voleva, si occultava agli occhi dei Nemici.

Quella sera mi dissi: “Ecco, è venuta l’ora che si manifesti quale Figlio di Dio”.

Perciò rimasi sbalordito, perché mi accorsi che non si opponeva alle guardie, non rivelava la sua vera identità. Non volle manifestarsi.

Quanto dolore! Non appena mi resi conto di ciò che avevo fatto, che lo avevo amato ma non avevo compreso in che modo l’avessi amato, decisi di suicidarmi. La maggior parte degli uomini crederà che fosse perché divenni cosciente del tradimento. No! O almeno, non fu soltanto per questo.

In quel momento capii che tutta la mia vita si era svolta secondo certe direzioni in vista di quella tremenda azione.

Non potendo sopportare oltre la disperazione e l’angoscia che mi attanagliano, ho scelto un albero che, solo, avrà le ragioni del mio peccato.

Abbiate pietà di me, come Lui ne ebbe!

Testimonia tutto quanto è soprascritto

Giuda Iscariota

Il Figliol di Perdizione

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