Andalo

paganella

Andalo, 2001

Si stendono. dall’alto delle cime,

i soavi colori di un’alba

silenziosa, che scende a valle,  rosa.

Ali d’angelo soffuse nel vento

che agita, carezza lietamente

le foglie e gli aghi verdi degli abeti,

i fiori ornamentali e le terrazze

del paese, intagliate nel legno;

nella quiete vengon disegnate

le forme e le luci di un tessuto

ricamato che nel giorno rifulge

come un invisibile smeraldo.

E’ la gente di Andalo che incontri,

che s’affretta al lavoro quotidiano;

in quest’estate colma di bellezza,

di poesia nostalgica, che canta

la storia millenaria di un villaggio,

dei suoi sorrisi, i dolori, le gioie,

i sacrifici, le nascite, le morti

e di ogni anima, sulla foglia

dell’autunno che sta per cadere,

sulla pietre e sui sassi di fiume,

sono inscritti gli anni della sua vita,

i doni del destino misterioso,

un geroglifico, come la montagna.

Come l’Antico Greco la vedo, la montagna,

nel rosso  e nel giallo raccolta, meditante.

Ogni foglia, poi, caduta lentamente,

raccogliendo come il contadino

fa con la terra, i frutti amati.

La gente di Andalo questo lo sa bene

ed ecco allora, nella natura artista,

sa leggere vivente il proprio nome,

fiabesco, tenace e secolare.

Uomo d’Occidente, guai a te!

Non prendere in giro l’aura tenera,

fiabesca, dolce, rilucente,

di chi non volge il pensiero

il sentimento o l’azione al vile foglio

inutile segno di uno scambio

che tra esseri umani mai c’è stato,

sigillo della convenzione,

della disumana condizione

che non è propria del semplice,

che non è propria certo del Devoto.

Il ricordo di tempi immemorabili,

dai vostri padri scalda il nostro cuore,

registrando dei fatti inusitati,

le leggende del popolo nascosto,

sorridente, modesto, riservato,

austero, felice, indiffarato.

Nella gente di Andalo ho intravisto

la fonte originaria, il seme, il Mito,

la Dea fertilità d’Amore intrisa,

d’Amore, d’Amore…,

d’Amore.

Così bambino mio stanotte dormi,

così il tesoro della fata appare,

mentre gli gnomi giocano tra loro

e l’Angelo dorato ti sorride:

al  sonno ristoratore

il suo vestito d’aria è varco.

Dormi, …, piccino.

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