STORIE POETICHE DEGLI ELEMENTI NATURALI CANTATA DA MESSER LINGUAGGIO

CAPITOLO PRIMO –

 

 

 

 

 

C’era una volta, ma dove fu?

 

Non forse dappertutto?

 

C’era una volta, dicevo, un Uomo.

 

Quest’uomo voleva sapere tutto sulla nascita dell’Acqua, dell’Aria, del Fuoco e della Terra e anche tutto di un’altra sostanza assai strana che si trovava in questi elementi, ma era invisibile e nessuno aveva il suo Nome.

 

Voleva sapere tutto questo e quindi aveva tante domande fare. Non sapeva però chi avesse le risposte e pertanto decise di compiere un viaggio.

 

Nello spazio, direte voi?

 

No. Molti uomini ci avevano già provato prima di lui e non erano arrivati a nessuna conclusione accettabile.

 

Nel tempo, allora, direte!

 

Nemmeno.

 

E allora dove lo fece questo viaggio, domanderete voi?

 

Reggetevi forte: lo fece all’interno di se stesso!

 

E come si fa a fare un viaggio di questo tipo? E’ una faccenda assai singolare, non c’è alcun dubbio, tuttavia è vero, com’è vero che io sono qui e vi guardo e vi ascolto.

 

Bene, adesso vi spiegherò che tipo di viaggio fosse quello, perché non era mai accaduto che  qualche essere umano ne facesse uno simile.

 

Magari penserete che quest’Uomo trovò il modo di entrare dentro se stesso, facendosi più piccolo di una formica, oppure che la sua mente si fosse talmente dilatata da immaginare e realizzare all’istante di essere dentro il proprio corpo.

 

No…, no…, siete davvero fuori tema.

 

E per aiutarmi ad aiutarvi, fate così.

 

Prendete, mentre avete questo libro davanti a voi, un foglio bianco e matite o acquarelli – se li avete -.

 

Ricordatevi che stiamo costruendo un libro assieme. Certo, griderete un po’ sconvolti, il tuo libro è stampato!

 

E che vuol dire, rispondo io! L’importante è che dopo aver letto, si “faccia” qualcosa, che ciò che si è pensato, lo si possa tradurre in colore o in disegno o anche in musica.

 

C’è infatti qualcuno che possa impedirvi di cantare o di inventare un motivo musicale mentre dipingete? Suvvia!

 

Prendete quel che vi ho richiesto, dunque, e…

 

 

 

ANDIAMO A INCOMINCIARE…

 

 

 

 

 

Per grazia, fintanto che non comincia il capitolo secondo, disegnate l’Uomo che cercava gli elementi naturali e soprattutto Colui che gliene avrebbe chiarito il segreto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO SECONDO –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Uhm, siamo rimasti  a che tipo di viaggio fosse questo strano viaggio, già, sì,ehm, per l’appunto, un momento che raccolgo tutte le idee che mi frullano in testa senza un ordine né un ritmo, in un punto solo, cercando di lasciare padronanza alla corrente del mio pensiero.

 

Ecco qua, ci sono riuscito.

 

Bè, si potrebbe pensare che fosse un Maestro che l’Uomo cercava per rispondere alle sue domande.

 

E’ giusto, era un Maestro!

 

Non un Maestro di ciccia, voglio dire una persona o un essere umano. Nemmeno una statua o un’immagine.

 

Che cosa, domanderete voi?

 

Un Maestro sempre in movimento, uno che non si ferma mai e che anche fisicamente non è mai uguale a se stesso: Pensate, mi riferisco al GENIO DEL LINGUAGGIO!

 

Nooo???? Non lo conoscete personalmente? Com’è possibile?

 

Dovete fare subito questa conoscenza, è importantissimo che ciò accada, perché capirete che se non prendete conoscenza con questo Messere, non potrete seguire il filo delle domande che l’Uomo gli pose sugli Elementi Naturali.

 

Cosa?

 

Cosa?

 

Non è possibile secondo voi, parlare da soli con il Linguaggio?

 

Per quale motivo, scusate, dico io!

 

Perché il Linguaggio parla sempre delle cose, mai di se stesso!

 

Già, in parte è vero. Messer Linguaggio è timido e riservato ed è un Signore modesto, che non si dà affatto delle arie e ha sempre un motivo se spiega il perché delle cose.

 

Ma… colpo di scena! L’uomo, che si era l’Uomo Universale e si chiamava ABCDEFGHILMNOPQRSTUVZ…

 

Sapete un po’ che fece?

 

ABCDEFGHILMNOPQRSTUV  chiese al Linguaggio un solo perché e poi… solo ed esclusivamente  come, come, come, ecc., fatto questo abbastanza raro.

 

Il”Come” gli interessava più del “Perché”.

 

 

 

Adesso lavorate sul foglio ed aiutatemi ad illustrare questo libriccino.

 

Fate, se vi riesce, un disegno dell’Uomo e del suo nome come se pronunciaste ogni consonante o vocale nello stesso tempo.

 

 

 

Impossibile, aggiungerete voi, e lascerete sole le vostre matite.

 

 

 

Non dite: non possiamo farlo, non ci riesce.

 

 

 

Dite: Ci proviamo con entusiasmo e amore, può darsi che ci riusciamo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO TERZO –

 

 

 

 

 

 

 

Entriamo dentro alla parola ACQUA o AQUA o AQWA e vediamo un po’ cosa ci troviamo:

 

Nella A ci appare tanta meraviglia di fronte a un elemento tanto bello, perché l’acqua, al vederla è quieta e calma, eppure è sempre in sonoro movimento e anche la prosa con cui la stiamo descrivendo diviene ritmica, diviene musicale.

 

E’ davvero meraviglioso contemplare il movimento dell’acqua che fa scorrere l’elemento in avanti  e in questo scorrere, vi è come un contenitore che la regge invisibilmente e non la fa strabordare, anzi!

 

L’acqua trasparente e cristallina cammina lungo un filo invisibile che non permette che esca ai lati: questa forza strana che la trattiene e la incanala facendola fluire sempre uguale a se stessa e al contempo mai uguale a se stessa, questa forza strana e misteriosa , che si esprime nella C  ed ecco una immagine dell’acqua: quant’ è leggera!!

 

Leggera e invisibile, corre sinuosa, nasce dalla roccia e scappa via verso la pianura e diviene torrente, diviene ruscello, diviene fiume, e lago e mare e oceano e…

 

E tanti altri eventi ci narra l’acqua con la sua C , fatti della sua vita dal principio della storia; il senso del movimento, di ciò che non si ferma mai, non ha tempo per riposare.

 

Lo sapete, bambini, che cosa diceva un saggio antico sull’acqua? Diceva: “Nessuno può bagnarsi due volte nella stessa acqua” e questo, che  vuol significare?

 

Che l’acqua non è mai uguale a se stessa, pur restando sempre acqua. Difatti, se faccio un tuffo nell’acqua, nell’attimo in cui mi immergo in essa, già quell’acqua è andata avanti, non si è affatto fermata.

 

Che rompicapo, direte voi! E’ una faccenda molto complicata….

 

No, no, non vi preoccupate.

 

E’ lieve l’acqua, non pesa certamente, soltanto questo dovete immaginarvi!

 

Fa sempre la cura dimagrante e non vuole certo ingrassare.

 

Non crediate che sia leggera e magra solo perché vuole essere guardata e ammirata, in una parola, essere bella.

 

Lo fa perché l’acqua ci tiene alla sua salute, a essere sana, limpida e pulita e non vuole ammalarsi mai, ecco la verità.

 

E la U che accompagna la C che ci sta a fare, chiederete adesso voi? Che sta a significare?

 

Fate un altro piccolo sforzo di attenzione e vedrete che l’essere dell’acqua non è sempre caldo, altrimenti sarebbe il calore del Fuoco.

 

Del Fuoco, invece, parleremo più avanti.

 

Adesso concentriamoci sulla U e sentiamo che veramente, quando la pronunciamo nella parola ACQUA, nasce l’immagine di ciò che raffredda e irrigidisce. Quante volte entriamo nell’acqua per bagnarci e avvertiamo freddo e diciamo brrr…, brrr….

 

E finalmente l’acqua diventa calma calma e fa come… fa come…

 

Hai visto quando tu vuoi fare qualcosa? Provi a fare un’azione e poi ci riprovi e se non basta ci riprovi ancora finché non viene bene.

 

Anche l’acqua è un po’ flemmatica, sai. Che significa “flemmatica”, ti stai chiedendo?

 

Vuol dire che non ha fretta, però va, va e non si ferma quasi mai.

 

Scommetto che non conosci il vero nome dell’acqua. Ebbene, il suo vero nome è…l’Angelo, una sua ala ad esempio, oppure la veste, o il bel volto sorridente.

 

Lui è l’acqua e quando un uomo fa un’azione nel mondo dovrebbe sempre dire: “Affido a te questa azione, o Angelo, fanne derivare tanti buoni frutti per il mondo”.

 

Quindi, è vero che l’acqua che è inodore, insapore, incolore, però è una parte di un Angelo e perciò…i n v i s i b i l e !

 

Credo di averti fatto un pochino meravigliare, ma non è tutto qui!

 

Lo sai infine chi fa trasformare l’acqua in vapore e il vapore in acqua; l’acqua in ghiaccio e il ghiaccio in acqua; l’acqua in neve e la neve in acqua?

 

E’ l’Arcangelo.

 

Bene, prova ora a disegnarli, così come li vedi tu.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO QUARTO –

 

 

 

 

 

Entriamo a visitare l’ARIA.

 

Ci stupiamo davvero quando guardiamo la prima A; poi, facendo attenzione alla R  che la segue, sentiamo profondamente che sta girando qualcosa, che fa come una ruota e questo elemento vuole persuaderci che in se stesso  vi è un’essenza che non è ancora rotonda, ma che vuole arrotondarsi.

 

E perché vuole arrotondarsi? Perché l’aria è un soffio di Dio, è IL soffio che avvolge tutto, che penetra in tutto e sta in tutto, sta anche fuori.

 

Un altro bellissimo Mistero, eh?

 

Sì.

 

Il Mistero dell’ARIA tuttavia continua, intende rivelarci ancora qualche cosa di importante.

 

Di veramente interessante!

 

La R difatti si unisce alla I, sembra quasi che voglia sposare questa vocale. Ciò accade in quanto la I porta dentro le cose l’essenza dell’aria, le guida internamente nelle cose del mondo.

 

La I soprattutto porta l’essenza dell’aria fuori e dal centro di sé conduce il soffio alle cose. Prima dunque alla cose e poi dentro di loro.

 

Ecco perché la I ci richiama un braccio che si stende e si estende, scusate il gioco di parole.

 

E l’ultima A, direte voi, è uguale alla prima?

 

No di certo, dico Io.

 

Il suono dell’ultima A serve ad afferrare l’essenza del soffio come la prima.

 

Però la prima A lo prende, lo accoglie e lo dona alla R che lo porta a chi ne ha bisogno, a tutte le creature viventi che respirano.

 

L’ultima A afferra il soffio che tutte le creature viventi hanno respirato e lo comunica alle piante.

 

In questo modo ti ho anche spiegato come mai le lettere non stanno mai da sole, ma hanno piacere di stare con gli altri.

 

Anche quando esclamo: Oh, Ah, Ih, Eh, Uh, si cerca la compagnia dell’H sebbene sia muta.

 

 

 

Vedi, mio gentile lettore, Messer Linguaggio unisce tutti gli uomini: quando c’è lui, gli esseri umani coltivano una virtù fondamentale: La Fraternità.

 

Cero, è opportuno spesso fare silenzio, ma sapessi quante cose si possono dire stando zitti. Si parla davvero, lo stesso.

 

“Il silenzio è d’oro” dice un proverbio assai simpatico; noi uomini dobbiamo imparare a far silenzio. Questo ci aiuta a utilizzare le parole con amore e non a vanvera e nemmeno creando i luoghi comuni, le frasi fatte e le battute, dove lo Spirito viene allontanato.

 

Ancor più però dobbiamo imparare a parlare, perché parlando preghiamo.

 

 

 

Su, non farti pregare, disegna, se puoi il vento che stormisce o fa ondeggiare e scuote provocando un movimento e riconosci l’Angelo che vive nell’Aria e l’Arcangelo che lo fa andare dappertutto, nello stesso momento. Assomiglia molto, questa azione divina, a quella che pulsa nel sangue.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO QUINTO –

 

 

 

 

 

Continua a concentrarci, il nostro cammino non è finito qui!

 

Comincia un’avventura se ci avviciniamo al Segreto magico del FUOCO.

 

Urca, dirai tu, che paura!

 

Il fuoco tutto brucia, tutto consuma e distrutte, niente resta! In parte ciò potrebbe anche essere del tutto vero, ma la realtà è costituita, come saprai, da tanti punti di vista.

 

E tanti punti di vista non servono a far confusione, come superficialmente si potrebbe credere, bensì a percepire l’oggetto o la cosa o la persona o il fatto COMPLETAMENTE o quasi.

 

Solo così ci si può meritare di stare vicini alla verità e anche se poi questa ci sfugge, dobbiamo ugualmente cercare di trovarla, costi quel che costi.

 

FUOCO è una parola dai suoni molto difficili, per questo sono ancora qui, per spiegartela.

 

Cominciamo dalla F:

 

1.      che bel suono ondulato!

 

2.    Indica qualcosa che appare per incanto e che un attimo prima non c’era!

 

3.    Quando sento nel cuore la F io mantengo un calmo dominio su quest’elemento comparso per un magnifico incantesimo!

 

4.    Il suono mi dice molte cose di sé: lui protegge e conserva con cura e con amore le cose.

 

5.    Non solo protegge, la F copre per difendere.

 

6.    Dio crea la F e tutto il suo respiro viene mandato fuori nell’Universo.

 

7.    Nella F dunque c’è il respiro di Dio che è anche saggezza!

 

8.    E se l’uomo pronuncia il suono F , ripete anche lui una gocciolina della sapienza di Dio!

 

9.    Ho detto soltanto una gocciolina, perché la saggezza divina è tanta.

 

10.           Così, se l’uomo diviene consapevole di ciò che vive nella F , si sente interiormente pieno di Dio e quindi felice.

 

11. Perché in questa saggezza sta il passato, il presente e il futuro, e l’uomo deve affidarsi al futuro, se ha fiducia in Dio!

 

12. Infine, (guardate quanti punti di vista ci possono essere quando osserviamo un cosa e pensiamo su di essa) se sappiamo tutti questi segreti possiamo dirlo ai nostri amici e anche loro si stupiranno!

 

Dopo aver espresso così tanti pensieri sulla F, parliamo un poco della U.

 

In questo caso la U segue la F: l’unione dei due suoni provoca un rimpicciolimento di ciò che vediamo apparire nella F. Far seguire la U comporta che i dodici significati della F si condensino in uno solo, più piccolo, fissato in contorni ben netti, come succede nella fiamma. Mala fiamma non rimane irrigidita, si amplia e si arrotonda e sprizza luce; lo attesta la O ed è come se dicesse a tutti. – Guarda, io le fiamme del fuoco non le faccio allargare più di tanto, le trattengo, ma il loro calore lo faccio irradiare.

 

Che dite? Finora non avevamo ancora fatto amicizia con la O? E’ vero!

 

Siamo stati subito accontentati, vedete.

 

La O della parola FUOCO ce lo fa conoscere più intimamente e sembra quasi che convinca ogni uomo a pensare: – Non ti appare profondo il fuoco? Non vorresti forse abbracciarlo?-.

 

Ovviamente non si può abbracciare fisicamente il fuoco, altrimenti ci bruceremmo.

 

Allora la saggezza di Messer Linguaggio sta nell’aver messo dopo la O, la C, che alleggerisce questo nostro senso di abbracciare fisicamente il fuoco e lo rende una sostanza molto spirituale, come se volesse descriverci il calore che ne sta alla base, calore che non si può pesare né afferrare, calore che non ha colore o misura.

 

E’ davvero spirituale il fuoco, prima che materiale! In effetto brucia la materia.

 

Con lui, bruciano gli oggetti. Dobbiamo toccarlo senza toccarlo e allora diviene buono e utile.

 

La O finale?

 

Dimostra che abbiamo sperimentato la natura del fuoco e il fuoco sa che noi ci siamo. Ci siamo avvicinati l’uno all’altro.

 

Tutto ciò noi chiamiamo bellezza della natura!

 

Quando qualcuno sta per arrabbiarsi il fuoco lo pervade e il fuoco dobbiamo sempre cercare di controllarlo, anche se conoscendolo, sappiamo che il fuoco mai è in riposo se non quando… è spento.

 

Vuoi disegnare l’intima natura del fuoco?

 

Fa parlare il colore… e guarda cosa accade.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO  SESTO –

 

 

 

 

 

Il quarto elemento, l’avrai senz’altro capito, è la TERRA.

 

Veramente sorprendente è la T: perché la T ci comunica una verità assai singolare e cioè che la sua parte vera sta in Cielo; sì anche la terra è una sostanza spirituale e dall’alto è calata verso il basso con fare incisivo e determinato.

 

Possiamo guardare con rispetto la T e sentire per questa lettera un sentimento di profonda ammirazione e di stima. Nella T sentiamo che la divinità ha creato la terra, irradiando e irradiando e…. ancora irradiando.

 

Che cosa significa ‘Irradiare’? Spargersi e dare di Sé il più possibile, donarsi all’intorno.

 

Ecco il senso della  T di terra.

 

La E poi ferma momentaneamente questo irradiarsi e lo colma di saldezza, cosicché vede questa T venire dal cielo, ma afferma: – La terra è qualcosa però di diverso dal Cielo, anche se la forza che sta nell’una dimensione e nell’altra è la stessa. Non posso dire che la Terra è il Cielo e il Cielo è la Terra e per diversificarli, per comprenderli pienamente tutti e due nelle loro differenze, c’è bisogno di me, della E -.

 

La doppia R fa risuonare per due volte, rafforzandola, l’immgine che abbiamo creato. Ciò consente che tutto questo abbia un forte movimento e questa forza fa davvero stupire e accogliere il senso del sommovimento.

 

Su, prova a donare colore alla terra….

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO SETTIMO –

 

 

 

 

 

La nostra storia degli elementi sta volgendo al termine, ma non possiamo separarci se prima non abbiamo ricordato la quinta essenza, la Vita, che vive appunto nei quattro elementi e li fa respirare e rendere sacre le cose, le persone, le piante, gli animali del mondo e del Cosmo.

 

Il suo colore è simile al fiore di pesco appena sbocciato e illuminato dalle gocce di rugiada.

 

E’ dappertutto, senza forma e senza limiti, proprio come il nostro pensiero.

 

E’ una sostanza molto strana: se si condensa, al tempo stesso si rarefà.

 

Se si avvicina, si allontana.

 

Se è dentro le cose, è fuori delle cose.

 

Se è un contrario, è anche il suo opposto.

 

Nessuno può conoscerlo, dall’esterno.

 

Ognuno di noi può chiamarlo soltanto dall’interno.

 

Mamma mia, esclamerete voi, che incredibile enigma!

 

Sì,  è un enigma di difficile soluzione.

 

Qual è il suo nome?

 

E’ un segreto.

 

Volete conoscere il suo nome?

 

Ve lo dirò comunque, siccome siete stati molto bravi e mi seguito con pazienza fino a qui collaborando con me alla nascita di questo libro.

 

Il suo nome è IO.

 

Volete provare a disegnarlo?

 

Perché no?

 

Rammentate che il suono della I evoca l’autoesserci dell’Uomo e la O l’esserci del mondo.

 

Raffigurerete adesso l’Universo?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Caro lettore, sono riuscita a completare Le storie degli elementi.

 

Non so se ti piaceranno, comunque sia volevo sottolineare due concetti: il primo riguarda il fatto che ho utilizzato poche immagini – almeno così come in genere sono definite le immagini per bambini – che penso siano spesso più definite di quanto si pensi e anche più colme di significati già predefiniti.

 

I concetti che ho rappresentato sembrano astratti, ma non lo sono. Sono, per me, vere immagini.

 

Lasciano libero il bambino di dare una figurazione precisa senza divenire per questo simboli o pensieri matematici.

 

In secondo luogo ho preferito un linguaggio che esce fuori dall’usuale ‘parlare ai bambini’ approssimativo e troppo infantile.

 

Penso infatti che rispettare i bambini consista nel rivolgere loro un linguaggio adulto, seppure comprensibile e rapportato alla loro età.

 

Non so se ci sono riuscita.

 

Se vi va, puoi lavorare su questi capitoletti come preferisci.

 

Io poi aggiungerei una seconda parte – oppure da fare in un altro libretto – dove si mettono in relazione gli elementi – e allora sì, usando immagini poetiche e dense di colore, i quattro Arcangeli e le stagioni.

 

Mi piacerebbe farne storie in versi, in endecasillabi, che conferiscono ai significati quel ritmo e quella musicalità che toccano le dodici parti dell’anima o dodici sensi.

 

 

 

A presto!

 

Alessandra

 

 

 

 

 

uriele

 

 

 

 

 

arcangelo gabriele

 

 

 

arcangelo michele

 

 

arcangelo raffaele

 

 

 

 

SORGE o ri-sorge

Sorge alla vita

L’oggetto della metamorfosi.

Un fatto, una persona,

Un anmale o pianta,

Un minerale,

apparentemente addormentato,

tutto

Suscita in noi meraviglia.

Di noi, conseguenza.

La “A” parla

come Platone voleva.

 

 

 

 

Foto: Bruckmann – Greece from the Coming of the Hellenes to AD. 14, page 355.

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