Sirio, un sol vento ti attende

Sirio, un sol vento ti attende

e sono tanti, troppi gli anni luce

che da te mi distanziano, adesso.

Colgo, nelle miriadi riflesse

dalle gocce di rugiada silenti

il tuo passato oltre umano e passo

il tempo  terreno che mi rimane

nell’osservarti ad occhio nudo.

Io ero sola nella montagna di rocca

e fui eruttata come lava dal nucleo

profondo, cosciente e vigile,

attenta ma quieta: in un sorriso

portavo calma nel cosmo lontano

dove gli uomini pensano non regni

il vento: errore madornale,

ignoranza rappresa.

Uscendo dalla crosta, senza farmi male,

mi trasformavo nelle mie ali azzurre

e viola.

Io e tu, forse l’hai scordato, caro,

fai cenno al senno di risvegliarti,

eravamo soli sul pianeta d’origine

e fissavamo davanti a noi,

tu, uomo, il tramonto di Sirio primo,

io, donna, nello stesso momento,

il sorgere di Sirio secondo.

Due Soli, avevamo a disposizione,

e l’egizia sfinge ci rallegrava,

ci rassicurava, allora.

L’antico Sole pulsa

e fa pulsare i nostri cuori,

immemori dell’eone trascorso,

piccoli piccoli, i due soli

in uno si sono finalmente fusi,

hanno creato un paradosso,

il buco nero, dove s’annulla il tempo

e lo spazio si dissolve, ma fra noi,

rinasce,

a nuova vita rinasce,

l’Amore,

                                                                            di stellare sostanza

ma se ne va al di là dello Zodiaco,

e in quel luogo sovrasta.

D’amori e d’avventure vo poetando… E’ l’uomo dei sogni di Alessandra Vettori

E’ l’Uomo dei sogni. Deve

pur sempre ricominciare

come se la prima volta fosse.

E quando ricomincia comprende

che i suoi Colori non può possedere,

sono doni della Luce.

L’Uomo dei sogni, sognando,

vuole svegliarsi.

Si risveglia nel Tempio

dove tutto è in divenire,

in Sacro divenire, tutto diviene.

E sulla Terra piange

quando cristallizza i sogni ed i colori

della Luce. L’Uomo si desta

ecco, a nuova Vita, ecco l’Uomo:

apre gli occhi interiori dell’Amore,

è nudo lì per lì, si vergogna un poco,

si riveste di sogni, adesso è vestito,

è felice di essere Uomo.

I Maestri allora lo ammoniscono:

“Non tenere per te, Figliolo,

i doni dello Spirito! Non

gelare il calore dello Spirito!”

L’Uomo dei sogni piange

e in quelle lacrime sincere

sorge l’impulso a reinventare

l’Azione. Quieta Azione

(lo ha detto pure Goethe)

che nulla vuole né pretende,

dal faccino neonato

risplende, quando alla vita

ci votiamo.

Ora l’Uomo dei sogni

s’inginocchia di fronte a Dio

e agli uomini

e li chiama fratelli,

bagna i piedi di ognuno

e poi li asciuga

con le mani, come può.

Diventa, dopo esser stato

La Luce ed il Calore,

aquila che distende le sue ali

sul mondo e sulle cose,

sulla natura che sembrava morta

irrimediabilmente,

la fa rivivere, è il sogno

che si riveste dell’Uomo

e l’Uomo  si riveste del sogno ,

non trattiene la Luce,

riesce a farla scorrere

dal cristallo – ma come fa? –

chiedono tutti stupiti.

Si è conquistato l’essenza magica

e l’ha donata a tutti. Noi tutti

siamo uomini dei sogni.

Amiamo l’Amore

in seno  all’Uomo dei sogni,

grazie a lui, viviamo nella vita,

vinciamo il vuoto della morte.

Nelle lontananze della volta celeste

risuonano le stelle.

L’Uomo dei sogni, lassù o qui

che dir si voglia,

si raccoglie e si espande,

trasforma i colori -dodici-

in dodici sogni.

Dodici porte intorno alla città

delle origini, dove cantano

i sogni non visti,

dove la Vita fiorisce

e fa fiorire,

l’Albero della Vita.

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