O soldi di Dio o soldi d’odio

Un giorno fu trovata

nella pancia di un pesce

una moneta d’oro:

come a dire,

abbi fiducia

troverai quel che ti serve

se Mi Vedi.

Così,

come in una

notte stellata

si vedono brillare

bagliori intermittenti

mi sono permessa

di rievocare

nella mia anima nativa

i misteri della luce

e dell’oro

e ho visto

che l’Ostacolatore

dà denaro e chiede indietro

linfa vitale

per annientare

la nostra fedeltà.

Il Signore invece ci richiede

amore e grande libertà

di scelta.

Io propendo per il pesce,

perché so cosa cercare e dove.

 

Alessandra Vettori

Nasconditi, o ninfa dell’aria

Nasconditi, o ninfa dell’aria

agli sguardi indiscreti.

Il fauno beato sorride,

si dice sia ritornata

nel bosco

la regina delle melodie.

Orsù, angeletti dell’oro

palpitante d’amore,

sognate insieme a noi

il Trionfo di Galatea,

il suo cantare

in terra straniera, adesso.

Hanno detto che la voglion

ricacciare,

che tutti voi

dovete di nuovo far valigia

e andare.

E sia.

Boschi sontuosi,

aria leggera,

terre involte

di vegetazioni giovani

dai colori sgargianti

e puri.

In quell’isola,

Cari Signori,

noi siamo invisibili e voi,

voi non ci potete venire.

Alessandra Vettori

Insensibile inerzia (Omaggio a Dino Campana, Maestro dolce, Re della Melodia perduta)

Custodisci le triplici costanti

che affogano nelle acque

delle falde sotterranee…;

in ultima analisi ti aspettano

le fragranti risa

dei bambini

che giocano

imperterriti

a loro rischio e pericolo,

indifferenti ai lamenti

ghignanti dei demoni dell’orgoglio

e dell’infangante materia.

Suvvia! Arie soffuse di vento,

verdi nature solari di alberi rinati,

sassi pietrosi di fiumi

che scorrono guizzando,

saltando, come se fossero felici

di essere ritornati sulla terra

a vivere le sorti del passato

quando il Creatore

buono e santo

li fece salutari attori danzanti

del liquido elemento.

Vieni, mio amato dio

dal melodioso suono,

che ti incarnasti nuovamente

in Dino e lo facesti cantare

oscurità e lucenti chiarori,

contraddizioni inermi,

pur soavità raccolte

nel suo cuore dolorante

per non essere stato riconosciuto

dagli uomini che lo conobbero.

Da altri,

cattivi anche se bravi artisti,

dileggiato, offeso,

dato in vilipendio ai cani, come Ipazia.

Forti tu fosti, a percorrere la pazzia

che ti fu infusa dalla paura umana,

accettando fino in fondo l’umano patire,

contuso nel compatire,

un destino ingrato, falso, imposto.

Ci dovrà essere la rivoluzione copernicana

nuova alla ricerca di nuovi martiri

inutili devo dire al progresso umano,

forse cibo spirituale inverso

per dar da mangiare all’Anticristo.

E tua madre, Dino, che menzogna ebbe a dire?

Non ebbe vergogna quando poetavi,

nel recluderti dietro sbarre che repressero

la tua libertà

il tuo aereare

il tuo amare incessante

il tuo futuro.

Ti omaggio

Maestro

di un

ardente Pensiero

d’Amore

avvolto

di

Rispetto

di Stima

di Affetto

profondi.

Atlantide davvero ti ha partorito,

io aspetto che ti riscoprano

nelle profondità marine,

svelate verità

anche narrate

dal filosofo greco

che fu nostro amico

e ci involò a nozze,

Orfeo

ed Euridice.

 

Alessandra Vettori

 

 
Elena nasce dall’uovo. Particolare di una anfora a collo del IV secolo a.C., firmata da Phyton, nel corredo della tomba 24 di Andriuolo. Conservata al Museo archeologico nazionale di Paestum.

Homunculus

Epitaffio

Qui giace sepolto da millenni

l’homunculus simpatico e ribelle

che da goethiana memoria

anche prima però aveva una bella

abitazione

riposa in pace ma non v’illudete

contemporanei non tutti ma molti

vuole risvegliarsi e vedere qualcosa

degli antichi splendori

degli eroi che non avevano timore della

viltà come fanno non tutti ma molti

di voi.

Stavolta lo fa in maniera nuova:

vuole trasformarsi, brutto com’è,

e incorporare

Apollo e Dioniso all’unisono

l’arcaico e antico sorriso degli Dei.

Alessandra Vettori

 

 

 

Il Maestro parlava (racconto di Eugen Galasso)

Il Maestro parlava, spiegandogli come la dimensione pneumatica debba svilupparsi, se non in opposizione al corpo(“Noi non siamo asceti, non siamo frati trappisti. Non ce ne importa nulla di digiuni, rinunce, contemptus corporis autoinflitti. Ma dobbiamo uscire dal corpo, fare come se non ci fosse. Se avrete degli stimoli, al limite potrete persino soddisfarli; ma fate come se non lo faceste. Mi sono spiegato”). Era muto, attonito, nel gruppo sparuto dei discepoli, seguiva quelle parole come fossero il Verbo, magari non incarnato; era gnostico, docetista, quindi per lui Cristo era un Avatar disincarnato, il suo corpo era mera apparenza, per far vedere a coloro che avevano bisogno di vedere per credere, come Tommaso, ut traditio docet. Ma, naturalmente, senza contare l’influenza della”società dello spettacolo”(Debord e Vaneigem hoc docent), la componente visuale ha un suo rilievo indubbio, per cui la”physis”comunque pesa, appunto”appare”. Ecco allora che, a tratti, il Maestro gli sembrava gigantesco, poi sembrava “rientrare nei ranghi”di una statura medio-dimensionata, poi invece si aveva una nuova impennata, poi i tratti del viso si deformavano o meglio sembravano deformarsi, dove peraltro corre merito ricordare che l’allievo di cui parliamo non soffriva di allucinazioni di alcun tipo, senz’altro non visive, né era in una condizione coscienziale alterata, né  era”drogato”o altro ancora; tra l’altro non si era addormentato o altro.  Non sapeva spiegarsi la cosa, che tuttavia, ripensandoci, gli appariva legata alle parole che aveva ascoltato, legate alla necessità di trascendere il mondo, la realtà meramente fenomenica. Nel sonno, di notte, il Maestro gli appariva così, come l’aveva visto, quasi tornasse a “visitarlo” e tornava in modo”presentificato”, non come un fantasma (di “fantasmatico” l’immagine non aveva nulla, la si sarebbe, anzi, detta tridimensionale) ma come una presenza non incombente, certo aggettante, “rassicurante”a suo modo, anche se il suo”Vangelo”cozzava contro tutte le idee ricevute e le tradizioni della Chiesa storica(anzi meglio: delle Chiese storiche e storicamente consolidate, nonché storicamente”vincenti”) e dei suoi racconti , spesso  adattati ad usum delphini. Un’impressione indelebile, che lo avrebbe accompagnato sempre, per tutta la vita; dovremmo precisare, però, ad onor del vero, che non aveva avuto occasione di confrontare le sue sensazioni e impressioni con quelle degli altri”allievi”, che in realtà non conosceva.    Eugen Galasso

Origene

un cielo terso

La moneta

La moneta sottomette il tuo sguardo al grigiore

della critica, arranca il tuo passo,

davanti all’eccesso della menzogna.

L’Invida ti scalza,

peggio della gelosia,

per lo meno con questa

sei umana e puoi calibrare

i giudizi che dai senza conoscermi affatto.

Invece, l’Invidia

ti rende schiava

non sopporti che l’altro

abbia ricevuto in dono qualcosa.

(Anche tu lo hai ricevuto,

diversamente, ma dono rimane).

Dunque prima di offendere

il mio operato,

ricorda che quello che vedi fuori

lo porti miserabilmente dentro,

l’Invidia Dea che ti sei costruita

ti rode dentro

altera la tua visione

getti addosso a me

i limiti, ma sono tuoi.

Io, ne ho altri

e non ho tempo di guardare i tuoi,

se ti senti migliore

nell’abbassare l’ altro,

niente vi è di amore in te,

solo collasso.

Spero di vederti, alla fine dell’estate,

con un diverso senso di giustizia,

nell’anima e nel cuore.

Sarai giudicata,

se continui indefessa a far del male

raggrumando le parole di veleno

e aprendoti allo spirito avversario:

e del giudizio che riceverai,

dovrai farne qualcosa,

amica mia.

Alessandra Vettori

Invidia – Giotto

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