Io e il mio amico Goethe. Dedicata a mio figlio Tommaso

 

E in un piccolo punto del pianeta

si ritrovarono come a uno strano  appuntamento

tutti gli esseri fatati delle fiabe.

Cominciarono a raccontarsi

storie delle quali erano protagonisti,

riempirono l’etere di fatti e parole,

ad ogni parola un fatto seguiva,

tutti coloro che le ascoltarono

– e non erano pochi, no, davvero –

si innamoravano di loro.

In questo modo tornò la moda

sulla Terra,

di vivere con fantasia.

A nessuno che credesse alla realtà

così com’era

venne in mente di prenderli in giro,

di far finta di niente

al loro ingresso novizio

nelle anime umane.

Rispetto ci fu

per queste storie

e per chi le impersonava.

Lo Spirito del linguaggio poetico

vinse l’ultima battaglia

e la liricità ebbe finalmente

i suoi proseliti.

Ah, Angeli del cielo!

Si fece avanti una fata:

temevamo d’esser state dimenticate,

ma il Ricordo è duro a morire

e nel nostro caso, fortunatamente,

non ci siamo dovute sacrificare

sull’altare dell’ottusità di molti.

Andiamo verso i monti

a rallegrarci di questa miracolosa

condizione che ci è capitata tra capo e collo,

dissero gli gnomi.

E se la diedero a gambe, giù per i boschi.

Allora anche noi salamandre,

faremo del fuoco un vivace calore d’amore….

Noi ondine ugualmente!

Salteremo giulive da ruscello a ruscello,

alcune di noi verso i torrenti,

altre, nei fiumi ci discioglieremo:

è il gioco da fare più bello che potessero donarci!

Risero le fanciulle eteree, d’acqua e di spume vestite.

Silfidi siamo e abbiamo capito che lo resteremo,

esclamarono felici in tutto quel guazzabuglio,

in cui la Natura di nuovo le aveva cacciate.

Siamo contente, perché nell’aria possiamo ancora volare!

Su, verso il cielo, si spostarono.

Io e il mio amico Goethe ci guardammo e ci sentimmo soddisfatti

di aver rimesso tutto quanto a posto.

Noi, che di fantasia ci nutrivamo.

Noi, che la poesia onoravamo.

Noi, che dal tempo dell’eterno,

nel tempo e nello spazio

un po’ sorridendo, un po’ parlando, un po’ poetando,

di nascosto danzavamo.

 

 

 

Alessandra Vettori

 

 

 

 

 

 

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