Carissimi lettori… un racconto scritto da Eugen Galasso….

Un sereno agosto a tutti.
BUONA LETTURA 

OTTOVOLANTE

 

L’Ottovolante:       “Ma sarà ben bishero, Maremma!” “Un lo honoshi tanto, ma l’è grullo, aiutami a dir grullo!”.    Passando, lo studente/studioso, che ormai s’era abbastanza”infiorentinato”, capiva tutto o quasi, pur se qualche dubbio permaneva…colpa sua, che l’era grullo, pur se le espressioni captate da due ignoti passanti, parlanti a voce alta, erano rivolte a chissà chi, certo non a lui. Neanche mezz’ora dopo, tornato a casa, nella sua stanzetta da vetero-studente(ch’aveva ormai frecce al suo arco, Maremma, ma…), non senza aver “buttato via” mezz’ora in autobus, per meglio dire in un autobus non affollatissimo, non pieno di immigrati d’ogni dove, ché anche a fine anni Ottanta del 1900 la globalizzazionec’era, ma non aveva attinto livelli quali quelli attuali(la Lega Nord, allora non ancora in auge o comunque ai suoi esordi, avrebbe detto le cose diversamente…), s’era rimesso a studiare more solito, alias leopardiano, ficcandosi nelle problematiche concernenti l’autenticità del”Dialogus de Oratoribus”, meglio della sua attribuzione a Tacito, i rapporti tra Federigo Tozzi e il gruppo ultramontanista della”Torre”, nonché gli anteante-lefebvriani francesi(si parla d’inizio Novecento….), la genesi callimachea e poi catulliana delle”Grazie”foscoliane, ma anche qualcosa d’altro, ora non rubricato né più agevolemente”replicabile”-rintracciabile. La TV la un’sh’era, anzi no, sh’era, ma… Lui un la vedeva(“che me ne fo…”, semmai aggiungeva al pensum leopardiano un po’di teologia della liberazione e, chissà, anche la lettura delle pagine culturali(ahi, la deformazione!)di qualche quotidiano. Poi, a Dio(?) o a chissà chi/che cosa piacendo(più probabilmente a questioni ben spiegabili, legato a funzioni fisiologiche e neuro-elettriche, allora ancora chiarite solo in parte, s’intende), s’era addormentato anche lui. Sognava libri, ma talora(cfr.sopra, le ripetizioni vanno bene, ma non troppo…)anche jeunes filles, con un contorno di mare, poi…tutto si confondeva un pochino, anche perché comunque aveva cominciato quel tragitto febbrile-bronchito-influenzale che, qualunque fosse il clima, lo coglieva varie volte nel corso  dell’anno, in particolare anche nel periodo tardo-invernale. Era quindi la febbre, associata a un leggerissimo stato allucinatorio, a farlo sognare(beh, non solo, ma insomma anche…)anche in modo un po’”anomalo”(no, qualche anticipazione nel senso anzidetto l’aveva già avuto, ma niente di paragonabile)rispetto alle sue abitudini. A dire il vero, rispetto ad anni passati, un po’di”trasgressioni”c’erano state…o no?Quanto meno, rispetto a più d’un decennio prima, dedicava qualche sabato e domenica a visite agli amici, oltre che allo studio “folle”…Poca roba, si direbbe, ma per lui… era molto, tanto, anzi…era una rivoluzione del suo esistere. Per altro, a giudicare dall’esterno, era ancora un anacoreta, ma, insomma, la sua propriocezione era molto cambiata, quasi a rischio di perdere un”ubi consistam”… Sonno un po’agitato e febbrile, si diceva, non solo metaforicamente. Rivedeva anche il suo grande prof., pochi giorni prima rispetto al fatto, che, mentre spiegava con convinzione e acribia il succitato(come in un rapporto di polizia, va beh…) Tozzi, era stato interrotto dalla segretaria che offriva”de shenshi”(cenci, al di fuori del vernacolo;insomma i dolci di Carnevale;altrove = chiacchere, grostoli, crostoli e ad libitum… ), che poi tutti avevano gustato tutti, finché non disse(il prof., certo):”E ora shi vorrebbe qualhosa da bbere!”. Vera intuizione eidetica, che all’epoca l’aveva fatto sorridere(ridere non poteva, il ruolo, la dignità, la serietà etc.etc.). Poi invece, sonno non sonno, febbre non febbre, s’era svegliato, alla bell’e meglio, aveva fatto il consueto”fantasma di colazione”(come definirlo altrimenti?), aveva preso il solito bus, per andare in Università(dove poi si travestiva, quasi fosse uno studente un po’-molto, volendo-in ritardo con la tesi, ma con non poca spocchia giovanilistica, avendo quasi raggiunto i 35, ma volendo cacher l’età, ahi la vanagloria…ahi il narcisismo, vanitas vanitatum vanitas, come dice il Kohelet; ancor più rigorosamente voleva nascondere le sue due lauree e mezzo pregresse, pubblicazioni et alia), e gli era tornato in mente(ancora in autobus, ovvio)il suo grande prof.di liceo(greco e latino, quello che”cantava Omero e fischiettava Orazio”, Amanda Knering dixit)nelle sue performances così diverse, quando il”Triumphe, Triumphe!” l’aveva danzato da solo, quando coglieva tutti impreparati a livello musicale, quando faceva l’imitazione del duce-no, maiuscolo non lo scriverò mai…). Poi ancora il consueto tran-tran, da”travet”da studente, seppure un po’atipico, s’era rituffato anche nei lavori di traduzione e da recensore che comunque, con grande fatica, portava avanti. Poi, una notte, nonostante i tentativi di automedicazione, che disastro…Febbre, brividi di freddo; chissà come, aveva intercettato un treno ed era tornato a casa, o la notte stessa o di prima mattina; qualche giorno a casa, ne aveva approfittato per chiamare il “suo amore”, aveva concordato qualcosa, che cosa poi non naturalmente ricordava/non avrebbe ricordato con esattezza, era tornato nella città del Giglio(Maremma, che espressione retorica!), tutto come prima, ma… Studio ancora, i suoi lavoretti, gli esami. Poi, tra un esame e l’altro(alla lettera, prima c’era stata solo una scampagnata, anche con alcune colleghe di studio), era arrivata Marion e…nonostante la preparazione di un esame oltremodo impegnativo(che aveva già preparato, comunque, si trattava solo di riguardare qualcosa, di”ripassare”, espressione oltremodo ambigua…), le aveva mostrato la città medicea per una settimana, oltre a qualche romantica passeggiata… Poi l’esame(almeno ottanta minuti, anzi un’ora e mezzo, nonostante la tesina fosse
arringatore

stata molto apprezzata, il colloquio volgesse al meglio, due trenta e lode pregressi in materie affini, gli interventi a lezione, sempre apprezzati), con Marion che aspettava, abbastanza trepidante, commentando ex post:”Non ti lasciavano più uscire”. Poi vari viaggi, qualche peregrinazione, l’arrivo al mare e, forse già il secondo giorno di permanenza, Marion propone:”Vorrei provare l’8 volante”(in realtà era qualcosa di peggio, lo scrivente comunque non se ne intende, né la memoria resta tramandata in dettaglio), dopo di che lo studioso-studente(ri-dovremmo aggiungere, invero), timido, timoroso, ma soprattutto sofferente(inter cetera, ancora una volta)di sindrome vertiginica, cerca di dire di no, poi accetta. Periplo fatto, come si può immaginare, aggrappato alla sua Dulcinea, dopo di che qualche paura coglie persino lei; lui, dal canto sua ringrazia il cielo a corsa conclusa. Eppure nel ricordo(chiedeteglielo de visu, volendo, ammesso sia ancora in circolazione)rimpiangerà quei giorni, non certo per l’Ottovolante o simile…   (Eugen Galasso, 2-5 maggio 2008)

 

 

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