Parlava, il Tempo, di se stesso

Parlava, il Tempo, di se stesso,

ma nessuno l’ascoltava, mai.

Lui, sorridendo s’inchinava

e domandava a tutti, l’ attenzione.

Ma nessuno ci badava, mai.

Parlava, il Tempo, di se stesso,

come se non avesse udito le proteste,

come se niente fosse stato prima di lui,

ci fosse stato o avesse respirato.

Era unico il Tempo e di poesia

nutriva la sua nascita,

la vita eppoi la morte.

E della visione della coppia sacra

si beava,

                                                                    era una coppia inconfondibile

aveva ragione di ogni usurpazione

tutti i veli di falsità

cadevano sul suolo

mostravano se stessi

vili e triviali morivano.

E tutto questo avveniva

in un lontano esserci

e di se stesso, il Tempo,

s’innamorava, alla luce

leggera della Luna,

nello splendore irradiante del Sole,

nello specchio del Cosmo

vedeva il Tempo che suo padre,

Saturno l’anziano,

imprimeva nelle stelle,  la vita.

Parlava, il Tempo, di se stesso,

ma nessuno lo ascoltava, mai.

Era davvero Bello nel suo scorrere

Unito

ai tuoni, ai fulmini,

alle folgori.

Adesso invece è proprio stanco,

vive nei termometri e nei meteo

e tenta continuamente di scappare

dai pugni che vogliono tenerlo.

E’ scolpito, una musica corale,

un’armonia di note universali

nel Disco di Festo.

Discendono le anime degli Uomini

dai Cieli Superiori

passando attraverso le pieghe

della veste del Tempo.

Alessandra Vettori Maiorelli (Da Graal)

Restano di te le orme

Restano di te le orme

che ho trovate, immemori,

nella città inselvatichita,

che ansima, come un grosso animale.

Le case devono essere fatte di forza vitale.

Restano di te le orme,

dalle quali ci si può fare un’idea

di come tu, cammini, vai.

L’intensità del passo, la misura, il peso

con l’equilibrio, incedono, sul suolo,

ci regalano, armonie e disarmonie, piccoli

salti nel vuoto, docili corse,

statiche movenze quando c’è silenzio

nella volontà delle membra, se si dorme

oppure si riposa, all’ombra.

Ecco musica nuova sento e poi odo

con le mie orecchie: mi dicono le note

di vite trascorse e di esperienze

vive, rassicuranti, calme o veloci,

naturali, simili nelle forme,

a decise nervature delle foglie.

Ha importanza che siano

verdi o secche?

Io nelle tue orme

vedo innalzarsi nell’invisibile

velo dell’aria e della luce

le tue timide ali.

Le vedo solo io, ne sono certa.

Non è più necessario il loro andare,

dici tu, tanto tutti dicono

che non esistono.

Che t’importa,

se voli?

Questo sito, come gli altri, usa i cookies per offrirti una esperienza di navigazione migliore e per statistiche anonime. Proseguendo la navigazione, dichiari di esserne consapevole e di accettarlo.