La ballata del Coboldo

Eccoti qui! T’ho cercato

ovunque, in casa, anche

nel ripostiglio che ti piace tanto.

Ah, ti sei travestito da bambino?

Per non farti riconoscere,

m’immagino, da estranei.

Sei bravo e mi piaci molto,

quando rassetti le stanze,

insegui i ragnetti

che incauti,

si nascondono

a volte, negli angoli

di alcune pareti.

Evvai, ti tiro le orecchie,

se non ascolti in tutto

i miei comandi.

T’adoro, quando lavori

in cucina, lavi gli stracci,

i piatti splendono,

i bicchieri sono talmente trasparenti

che anche l’acqua si vergogna

perché viene vista per quel che è.

Coboldo caro!

Quando bussasti alla porta

della mia casetta nel bosco,

ti presentasti dispettoso

e birbantesco, a volte incattivito

dalla tua natura di folletto,

stringevi i miei bambini

un po’ troppo forte, lo ammetto,

ma mi fosti simpatico subito,

ho un certo debole per gli Elementari.

Oh , ti ho addomesticato,

lentamente hai scordato

chi ti ammaestrava a fare solo guai,

apprendesti a fare invece cose buone,

dai cibi cotti, ai pavimenti puliti,

ai vetri trasparenti.

Coboldo caro, non m’abbandonare,

resta qui con me e le lucciole

non fare litigare,

specie quelle veramente innamorate.

Ah, coboldo, non ritornare

nella Foresta Nera dalla quale fuggisti,

perché la mucca ti inseguiva

dannatamente irritata dal fatto

che le avevi contaminato la mungitura.

Coboldo caro, resta con me,

qui, nel tepore del nido che ho creato,

trasforma l’esser tuo, fingi d’avere

due alucce, e vola, libero,

fra gli ontani e i pioppi,

saluta Amore con la manina,

lui viene da lontano

per renderti socievole

e socialmente buono.

Ah, eccoti qui!

Quanto t’ho cercato…

Alessandra Vettori Maiorelli

Da La Mythologie du Rhin di X.- B. Saintine, illustrazioni di Gustave Doré, Paris, 1862

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