Guardava

 

 

Nell’ombra di un angolo scuro,

guardava attonita e sola

di insonne e gioioso splendore

l’alba rampante e inattesa;

dopo una notte già lieta,

per me,

parlavo sommessa

col vecchio Templare

ed ecco,

scopriva il gioiello

cesellato di fede,

l’amico,

il calice

del fiore

benedetto.

 

Alessandra Vettori

 

 

 

 

Cascia (A Masaccio)

 

Madonna rara

di singolare bellezza

t’affacci alla soglia dell’anima

e già in me diventi ricordo.

 

Masaccio ti amò sorridendo

e appena sortì dal pennello

l’espressione tua volitiva,

lucciole d’oro incantate

volarono sugli estivi campi,

riempirono l’aria di luce,

divennero per te manto.

Tu, Iside e Spirito Santo

abiti, umile, il luogo sacro

della Preghiera.

Cascia ti ospita, seria,

Donna dal volto solare,

cosmica, ritmica,

potenza d’amore stellare.

 

E quando guardo il tuo bimbo,

la rondine dell’infanzia mia

teneramente afferrando,

rileggo in tutta la forza

che penetra, ovunque, nel bosco,

la vitalità prorompente

del mio travagliato destino,

d’Amore vestito di giorno,

di notte silente ed assorto

e inseguo il tuo sguardo

insieme lontano e vicino,

al suolo sul quale cammino.

 

Così io ti sfioro

col pensare-intelletto

del cuore,

e tutto nell’anima mia

si tinge di calma.

 

Alessandra Vettori

Son nate le pietre preziose sulla Terra

1. turchese, 2. ematite, 3. crisocolla, 4. occhio di tigre, 5. quarzo, 6. tormalina, 7. corniola, 8. pirite, 9. sugilite, 10. malachite, 11. quarzo rosa, 12. ossidiana “fiocchi di neve”, 13. rubino, 14. muschiata, 15. diaspro, 16. ametista, 17. calcedonio, 18. lapislazzuli.

 

 

 

Torno da adulta

in questo bosco sacro,

che mi vide bambina

e fra i roseti,

le erbe brillanti di verde

e di smeraldo,

ogni fiore o radice o foglia

o frutto se ti piace saperlo,

giocavano con me all’aria aperta,

simulando colori trasparenti

che si lodavano

nella densità

dello spazio terreno

raccogliendo dal tempo

dell’universo

le materie prime dei pianeti

e delle stelle e

di tutti gli altri corpi cosmici,

trasmutandosi

– incanto alchemico! –

nelle pietre preziose,

memorie di antiche età evolutive,

parole sottese delle Gerarchie celesti.

Ciascuna parola

si rapprende nella pietra:

i suoni sono le aure

dell’anima mia,

colma d’amore,

di sottile gioia.

 

 

 

 

Alessandra Vettori

 

Le cinque gemme cardinali dell’antichità (in ordine di lettura): diamante, zaffiro, rubino, berillo, ametista.

(da Wikipedia)

 

 

Versione 2

Gea (Futura)

La Donna

tornò da adulta

in quel misterioso bosco sacro,

che la vide bambina,

Puella eterna,

e fra i roseti,

le erbe brillanti di verde

e di smeraldo,

ogni fiore o radice o foglia

o frutto se vi piace saperlo,

giocavano con lei all’aria aperta,

simulando colori trasparenti

che si lodavano

nella densità

dello spazio terreno

raccogliendo dal tempo

dell’universo

le materie prime dei pianeti

e delle stelle e

di tutti gli altri corpi cosmici,

trasmutandosi

– incanto alchemico! –

nelle pietre preziose,

memorie di antiche età evolutive,

parole sottese di

Gerarchie celesti.

Ciascuna parola

si rapprese nella pietra:

i suoni diverranno le aure

dell’anima sua,

colma d’amore,

di sottile gioia,

la laringe si aprirà

come un boccio,

ne colerà l’umore

cristallino

di pupille neonate,

aperte all’estasi.

Alessandra Vettori Maiorelli (Da La Danza dei rosoni)

 

Io e il mio amico Goethe. Dedicata a mio figlio Tommaso

 

E in un piccolo punto del pianeta

si ritrovarono come a uno strano  appuntamento

tutti gli esseri fatati delle fiabe.

Cominciarono a raccontarsi

storie delle quali erano protagonisti,

riempirono l’etere di fatti e parole,

ad ogni parola un fatto seguiva,

tutti coloro che le ascoltarono

– e non erano pochi, no, davvero –

si innamoravano di loro.

In questo modo tornò la moda

sulla Terra,

di vivere con fantasia.

A nessuno che credesse alla realtà

così com’era

venne in mente di prenderli in giro,

di far finta di niente

al loro ingresso novizio

nelle anime umane.

Rispetto ci fu

per queste storie

e per chi le impersonava.

Lo Spirito del linguaggio poetico

vinse l’ultima battaglia

e la liricità ebbe finalmente

i suoi proseliti.

Ah, Angeli del cielo!

Si fece avanti una fata:

temevamo d’esser state dimenticate,

ma il Ricordo è duro a morire

e nel nostro caso, fortunatamente,

non ci siamo dovute sacrificare

sull’altare dell’ottusità di molti.

Andiamo verso i monti

a rallegrarci di questa miracolosa

condizione che ci è capitata tra capo e collo,

dissero gli gnomi.

E se la diedero a gambe, giù per i boschi.

Allora anche noi salamandre,

faremo del fuoco un vivace calore d’amore….

Noi ondine ugualmente!

Salteremo giulive da ruscello a ruscello,

alcune di noi verso i torrenti,

altre, nei fiumi ci discioglieremo:

è il gioco da fare più bello che potessero donarci!

Risero le fanciulle eteree, d’acqua e di spume vestite.

Silfidi siamo e abbiamo capito che lo resteremo,

esclamarono felici in tutto quel guazzabuglio,

in cui la Natura di nuovo le aveva cacciate.

Siamo contente, perché nell’aria possiamo ancora volare!

Su, verso il cielo, si spostarono.

Io e il mio amico Goethe ci guardammo e ci sentimmo soddisfatti

di aver rimesso tutto quanto a posto.

Noi, che di fantasia ci nutrivamo.

Noi, che la poesia onoravamo.

Noi, che dal tempo dell’eterno,

nel tempo e nello spazio

un po’ sorridendo, un po’ parlando, un po’ poetando,

di nascosto danzavamo.

 

 

 

Alessandra Vettori

 

 

 

 

 

 

Il bimbo

Sto andando
e tu, tu non mi puoi fermare,
di morte si muore,
di vita si vive.
Sto andando e tu no, tu non mi puoi fermare,
lascerai che io vada,
a casa.
Li mi aspetta un bimbo
al quale ho regalato la mia assenza
al quale ho donato tutti i miei pensieri
al quale ho portato tutte le speranze,
al quale ho lasciato i miei sogni, che li trastullasse.
Sto andando e non mi guardo indietro,
solo,
immagino la scia della cometa,
il vuoto degli spazi siderali
e indago sul mio futuro di donna
solo adesso,
che non ho niente in mano.
Ecco, sento che rinasco,
abbandono i sorrisi ed i pianti, ormai lontani
quieta, m’immagino, fertile di stelle
di solitudine accesa,
dal volo degli angeli, rapita.

Alessandra Vettori

 

 

Soltanto un’ora ci separa

Soltanto un’ora ci separa

e in questo viale di tempo autunnale,

le foglie scendono dagli alberi

facendosi strada vanitose

come dive del varietà passato.

Guardo i miei passi,

sembrano sul selciato ombre della luce,

rapprendo la corsa

in un ricettacolo che accoglie

tutti i silenzi risparmiati con tanto sudore.

Eguaglia il mio sguardo,

l’espressione mistica del tuo sorriso;

ammicca Autunno, lo spirito del sonno,

ritmando il succedersi dei giorni.

Tutto, nel giorno, va verso la notte:

stelle son cadute e hanno pianto

sul nostro corpo stanco, invecchiato,

spezzando il cordone ombelicale

che univa gli uomini agli Dei.

Cantai la notte, poi il giorno insonne,

dell’alba e dell’aurora debbo parlare,

ancora. E inseguo i fiori

che vogliono spuntare,

raggiare sui prati,

pei boschi e nelle valli,

i fiori di solarità vestiti,

i fiori,

d’insanità storditi,

risorti a nuovo,

come aliti e fili d’universo,

come soffici nuvole,

esercito del cielo,

in battaglia schierato.

Ecco la luce che si disfa

nel susseguirsi di colori,

sono azioni,

le vedo in movimento,

da pensieri fecondate,

azioni che seguono a pensieri,

altri pensieri vogliono

incontrarle.

Aspetteremo al canto del fuoco

l’arrivo dell’inverno, caro amore mio,

aspetteremo della castagna il tempo.

Alessandra Vettori

Alla Madre

Sempre d’amore il vostro volto acceso,

Vergine Madre,

bella e immacolata,

a noi guardate, d’ imperfetto aspetto,

rendendoci di angeliche sembianze,

dalla forza divina attraversàti,

rigenerati dal divino seme,

resi vivi. Mite e dolce sorriso,

di Grazia, Voi, Avvocata nostra,

di cielo, di tenue rosa delicato,

indulgete per noi, Stella di fede,

di splendore soave, d’armonia,

intesséte i ricami di colori,

fili diafani di memoria christica.

Vergine Madre e Figlia del giardino

antico e primo, di Sophia vestita,

risvegliate dell’usignolo il canto,

che culli dolcemente il bimbo vostro,

Che culli dolcemente il bimbo vostro.

Alessandra Vettori

Lippina – Filippo Lippi

Statue

 

 

Non sono fatte di marmo

né imprigionate nelle forme:

sono vestite di

tenerezza,

dei miei voli di bimba,

sparse come per gioco

tra l’erba e le piante del parco.

Piccolo e grande ricorda

le passeggiate di sogni e di risate,

di tenuità e di pallido rosa,

di ampie volute d’una gonna

ondeggiano al vento.

Lì nacque la prima scrittura

e anche se non scritta dapprima,

fu meditata come un cestino di rose

bianche, rosse e arancioni.

Intanto i fratelli

seguivano nel cielo

le orme alate dei loro aquiloni.

In uno scrigno lei nascose

i minuti rotoli di pergamena:

a ognuno, era dedicata una rima.

D’un balzo fu la poesia

del cuore

e ancora sono lì,

a rincorrere i ritmi.

 

Alessandra Vettori

Senza mai morire

La segretezza incalza

i venti dell’esser stato

uccidendone le luci e i fiati.

In quell’otre donato

da stirpe regale

si celavano

le storie

in movimento

delle nostre vite:

intanto il cigno

nel lago

s’è addormentato

e l’acqua grida,

affidando il suo vero nome

all’epica del suo fondo sabbioso.

Alessandra Vettori

D’Ungarettiana memoria

 

 

 

 

 

 

 

Salvezze redente

hanno alleggerito

le nostre scapole.

Sul tocco leggero

d’una nuvola

sciolgo nodi tessuti

di destino irrisolto.

 

 

 

 

 

 

Alessandra Vettori

 

 

 

 

 

 

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