POESIA

(A Mario Luzi)

Nessuno (o forse pochi) legge (o forse leggono)

le poesie in Italia.

O almeno sono pochi i suoi cultori.

Ne vanno cianciando i senza orecchio

Senza vista né gusto

Né tatto nei due sensi.

Ne vanno cianciando

Gli impiccatori di coscienze,

dell’arte e della lirica,

aspirando denaro.

Bramando di riempirsi di possessi,

posseduti anch’essi,

sotterrano i poeti

dissacrando il verso,

chiedendosi a cosa serva

in realtà.

Nell’Ombra, in verità,

potrebbero vedere

che agiscono

Due Dèi decaduti o in decadenza

che ispirano i loro falsi detti

e non ne vogliono sapere

di lasciare libero l’Uomo

– che considerano un loro pupillo -.

La Poesia può essere parlata:

è Poesia che parla.

Un cielo muto che prorompe in terra.

Fate dunque che la Poesia si esprima

E i poeti possano cercare

L’approvazione delle Muse.

Non è poco, in questi Tempi Nuovi.

Non guardate soltanto ai cimiteri

per ricordar qualcuno, ve ne prego.

Donate alle parole senza forma

la sinfonia di forme.

I morti vivi, i morti non più morti

Intendo dire

Respirino nei versi

Segni trasfigurati,

trascesi.

Le pause, Sogni dell’increato

Distacchino dai vuoti

Bianche macchie d’inchiostro

E di coscienza.

Di puro suono la testimonianza,

d’esistenza pregne e immacolate

così concepite nel ventre del Sole

interiore che ci scalda.

Poesie, io vi appartengo.

luzi

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