Ancora scritti di Eugen Galasso

Il y a 40 ans:      Mai sapere/nulla capire/Hombre en la luna(peut e^tre)/Fragorosi ricorsi /rebeldia de todos(che speranze!):ora tutto distrutto, certamente speranze/frenate-franate/Insonni banalità da non risolvere/à jamais (Eugen Galasso, 25.05.2009)                                                                             Ma poi…?.      Ma poi finiremo/raro nulla co/lo/ra/to(al meglio con colori diversi, se la grafia computerizzata funziona, e.g)/Ri-sentirsi strano fenotipo/intellettual-giocante?/ Gallinaccio un po’ smunto/Ri-trovarsi muy nino(Eugen Galasso, 19.05.2009)

Les amis d’abord:               “Et buccinabat, Naty, buccinabat”(Salimbene Adam rivisitato) diceva spesso. Era un assertore, il nostro(“vostro”, ma solo se volete…), perché diceva le cose come verità assolute, senza riserve, critiche, relativizzazioni o altro. Ricordava il tempo felice(?)”quando”studiava filosofia con  gli altri due companeros, invero con tanto di difficoltà, perché lui aveva paura di tutto. Occhi bassi, lui, sempre, ma i suoi amici erano sempre là a supportarlo-sopportarlo, anzi meglio il Fiorentino, già geometra, che era veramente caldo e accogliente. L’altro, Romagnolo per caso e forse per errore(in realtà era caratterialmente tutt’altro che Romagnolo, avrebbe potuto essere Trentino, piuttosto…), era un depresso, un”caratteriale”, ma soprattutto un”pesce lesso”(no, questo il “nostro” personaggio non avrebbe propio dovuto dirlo…).Il”pesce lesso”no, ma l’amico geometra fiorentino(alla faccia del multiculturalismo e del meticciamento, con queste continue rivendicazioni d’appartenenza, ma su ciò cfr.pure M.Tibaldi, Matrix, Babel, Felix, Udine, 2008, Kappa VU-dopo di che si lasci perdere la questione, non adatta a un racconto oppure sì?Il lettore altrimenti farà da sé…)l’avrebbe aiutato sempre, tra l’altro, in almeno tre circostanze cruciali della sua vita, in maniera decisiva, evitandogli il peggio.  Guardava, leggeva, non “cresceva”(mai avrebbe preso sul serio l’invito deciso:”Vuoi un consiglio d’amico?Svejate!”, rivoltogli durante la pausa già alle scuole elementari-mutuato da un noto”quasi jingle”, certo spot pubblicitario dell’epoca), era puer aeternus travestito malissimo da adulto. Ma Maurizio(chiamiamolo finalmente per nome, l’amico fiorentino)era sempre là, accogliente, ironico, straordinario. Un altro amico  l’ aveva, certo(“sindacalista del lavoro”, così si definiva), ma era un geniale savanturier à la Boris Vian, ma con tratti da maudit che forcludeva, con scarso successo, totalmente monologante, mentre Maurizio, che certo non era mai secondo a nessuno, come intelligenza, sapeva far parlare l’altro, ascoltarlo-virtù che apprezzano rogersiani, gordoniani, ma poi(nel senso della scansione temporale)soprattutto pedagogisti clinici e reflectors(e invece il “nostro””protagonista”che poi non lo è, c’est bien un miroir, pluto^t…, che allora non ne sapeva nulla, lo sarebbe proprio diventato, pedagogista clinico e reflector…) e rifletteva, certo senza mai imporre mai nulla a nessuno, dispensando invece il suo formidabile humor fiorentino. Poi, tutto alla rinfusa nella testa del povero pirla del Nord-Est, c’è: brutture e orrori della vita, morti di genitori e di parenti, di conoscenti e di amici. Di seguito(ma poi la cronologia? Credo di no!)sarebbe morto il “sindacalista del lavoro”, quasi suicida, ma anche Maurizio(che lui chiamava Jaca Book, ma solo in privato, rischiando altrimenti persino di far pubblicità alla casa editrice omonima, tanto che aveva adattato alla bisogna un motivetto musicale, dato che poi metrica e prosodia tornavano particolarmente  bene). Ma Maurizio no, era inspiegabile che fosse morto, era un disastro! Amava la vita, lungi da lui che avesso potuto… No, un orribile aneurisma. Lui era già rimasto ultra-traumatizzato dalla morte del sindacalista,  ma anni(qualcosa di simile l’aveva già provato invero anni prima con un altro amico, ma lasciamo perdere—  un’altra volta , forse…) anni dopo la scomparsa(o era andato via per un po’di tempo, come alcuni/e personaggi/persone dicono di Elvis, di Jimi, di Kurt.?…)l’avrebbe feirot per sempre, non lasciandogli più alcuna speranza, sul caso-hazard(o sul destino? No, il”nostro”diceva di no)cinico e baro, sull’assurdità dell’esistenza etc. Speranze distrutte, qualche momento d’ estasi(relativa) solo per intervalla, quando si trovava ad osservare/sbirciare/ascoltare(per accidens? No!), sorella del primo amico morto se necans(ma anche qui, accantoniamo, per ora, ciò che non andrebbe accantonato)e le forze invero formidabili di N. . “C’è ancora qualcosa, allora”si diceva. Quindi qualche candela accesa, qualche stella. Ma il Natale e le epifanie(minuscolo, si badi!)erano in certo modo morte con  Maurice(ci permetterà di tradurre il suo nome in francese?L’estensore se ne prende libertà, si “dà facoltà”)e con Enrico/Heinz, ma anche con Bernhard(vedi sopra)erano in certo modo morte, scomparse per sempre, non c’erano più. Ogni tanto, durante le febbri più accese, invocava quasi(anzi meglio…)spiriticamente Maurizio, lo chiamava quasi, ma…  Poi le epifanie di cui sopra(ut supra, op.cit.)con tutto e di più…;inoltre, il suo acceso quanto a-religioso misticismo, fino al senhal, dove entrambe le direzioni si sarebbero fuse…   ( Eugen Galasso, 19/20/5/2009)

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