Gentili lettori, a voi i racconti dell’amico scrittore Eugen Galasso

“Oh no, no, per cavità”(dove sarebbe stato carità, ma qualche glossema può pure sfuggire, essere modificato, in specie se”fa fino”dire diversamente…a parte la scelta, meglio l’orientamento sessuale”queer”, rispettabilissimo, se non da vitelloni di basso conio, da machos da poco), come diceva l’augusto prof., valente per altro, atrocemente dileggiato, pur se stimato dallo scrittore-notista-caricaturista(e qui si appannano le definizioni, vanno in rosso i sostantivi)di Peppino Marotta, peraltro suo zio(“Ah, certi zii”, aggiungerei modestamente e mestamente). L’argomento di oggi dovrebbe essere”Le  grandi idee vengono al mattino”(zio Fritz, ossia Friedrich Nietzsche), ma a chi ha la pressione bassa è ben difficile che il mattino, in questo senso, porti…coniglio(consiglio no, questo no, la notte poi, popolata di sogni e d’incubi…); oltre a tutto, dopo”Shining”di King e la relativa trasposizione filmica di Stanley Kubrik, con”Il mattino ha l’oro in bocca”, ripetuto ossessivamente, diremmo proprio che non vi siano speranze… E poi, il mattino d’accordo, ma a quali condizioni climatiche? Poi quando, a colazione fatta-avvenuta, o a digiuno? Poi, se sì, a colazione avvenuta a colpi di bengala oppure a colazione parca? Ancora, alzandosi quando? Non vorrei dirottare altrove, verso altri lidi, ma …  Non so che cosa dire, in realtà. Il rag.Rebaudenghi, da sempre propenso a letteratura(era diventato rag.solo per far piacere al papà) e improperi, di mattino imprecava, prima di recarsi al lavoro. Willam Burroughs, poi, era capace di imprese ciclopiche oppure di qualcosa di analogo, mutatis mutandis et temporibus, alla”mitica”soluzione 7% di holmesiana memoria… Eh sì, che diamine, che cavolo, non saprei, no… Di tutto, di più, di meno, di nulla… Rebaudengo, poi, rimasto in braghe di tela… Ma poi, grandi idee su che cosa, filosofia(ahimé, là solo, crestomazie, si direbbe, ormai da vari decenni…), letteratura(là basta qualche gouache, dice qualcuno, ma sarà vero?), teoria politica(dare la sterzata, ma quale?), scienze(ri-s-montare l’universo atomo su atomo, anzi elettrone su elettrone, prescindendo da partizioni più piccole…), altro ancora, dove l’immaginazione non ci soccorre più… Esempi ne trovere(s)te a migliaia, basta pensarci un po’, anzi neppure, le intuizioni calano a migliaia da sole, talora, però, solo talora. Per metterci una citazione(stona, non stona, mah…),”Ma ora mi soffierò il naso, perché ne ho bisogno”(Isidore Ducasse, alias comte de Lautreaumont, “Chants de Maldoror”). Oltre a tutto, di Lautreaumont rimane oscuro, quasi”buco nero”, il periodo trascorso in Uruguay, anzi proprio nella capitale Montevideo, che l’accomuna a Dino Campana, anch’egli”profugo”colà…Un”buco nero”? Forse non proprio, ma quasi… Di mattina, si diceva:chi scrive ricorda qualche passeggiata con un’ anziana”maschera”del cinema, dei tempi lontani in cui scriveva(non la maschera, l’estensore di queste righe)note di cinema, quando il signore in questione raccontava cose che comunque lo interessavano, di cinema ma non solo. Ancora, più recenti dolci passeggiate romane, invero un po’di fretta(malum tempus fugit, poi l’alienazione metropolitana, nelle città sud-europee in specie, dove poco funziona)per l’Urbs, altro ancora. In complesso, vite da non da raccontare oppure invece sì…? Fate voi lettori/lettrici, anche perché de gustibus…con quanto segue, certo. Decubito e relative piaghe, dicevano. Erano quelle di tante persone che il rio male stendeva, alla lettera,   dove però immaginatevi quale possa essere la”preghiera”(anche ideale e ultra-laica, però)del mattino. Sarà: “Come farà a resistere fino a domani?” “Mi cambieranno stanotte?” et similia, nel senso di”simili amenità”. Ahinoi, ancora una volta… Meglio pensare ad altro: magari a la “man^ana loca”del  dirigente che aveva sparato a quaranta dipendenti, perché individuava in loro dei”nemici di classe”, dato che il vero rivoluzionario era diventato lui. Paradosso, direte? Mah…solo fino ad un certo punto, perché dopo sopravviene la conventio ad excludendum, perché, cioè, scorrono sciabolate e di molto peggio. “Di tanto, di molto/di troppo, di come/di quanto de nada/Ma quale/Ma forse/ma…”.      Si parlava di passeggiate romane, dove un relativamente dignitoso(?)cinquantenne girando per una mostra di farfalle, té, dipinti secenteschi(era tutto presso l’Uccelleria del Museo Galleria Borghese), ammirava soprattutto le farfalle, saltellando qua e là,  come un dodicenne-diremo anche approfittava di una pausa di sciatalgia e disastri vari a livello d’artrosi varia, diffusa, ben più che incipiente-  (anzi no, molti/e dodicenni sono decisamente più seri/serie), mentre la sua bellissima accompagnatrice(come direbbe Paolo Villaggio ne aveva semplicemente pietà), giovane e bravissima attrice-musicista, si limitava al dignitosissimo e ottimo quanto preciso scatto fotografico. Ben diverso approccio, ben altro livello, forse quello tra uomo e donna, specie quando la donna è una super-donna e l’uomo(?)solo un povero ometto con la testa fasciata di libri… Non solo il secolo della superiorità femminile, con buona pace di teorie ottocentesche(Weininger etc.)che sostenevano il contrario, ma un(giusto e necessario, crediamo)rovesciamento e risarcimento di ruoli. Dove, ancora lo scrivente, si ricordava della super-donna tirante pesi(della pesista, meglio), dell’immane gonfiatrice(immagini viste in TV, in video, scaricate da Internet e Inter-nautilus, prosecuzione diretta di Internet, volendo…, ma anche immagini realmente viste-sperimentate, in qualche caso), di…(sì, di lottatrici formidabili, ma qui francamente si sforerebbe). Tutte cose interessanti, ma il fil rouge(ma c’è, vi chiederete? In effetti sarebbe molto difficile rispondere) impone di tornare alle farfalle. Farfalle che il gran mistico(minuscolo? Beh sì, perché in effetti…)si rifutava di cacciare con il retino, perché sosteneva, giustamente, essere “sacra”, comunque intangibile, anche la loro vita. Non solo  gandhismo, non solo rispetto assoluto del”creato”(ma qui lo scrivente avrebbe qualche obiezione, pur condividendo la tesi di fondo, ovvio) , ma anche culto della bellezza, evocato, sognato, riconquistato-ripreso, dopo un’epoca di orrendo lavorismo(non laburismo, attenzione!), di materialismo bassamente meccanicista-produttivista… Culto del bello, assolutamente. Per cui la farfalla, in ogni modo, è quintessenza di tutto quanto poi la nostra cultura ha cristallizzato in danza sulle punte, birignao etc., insomma in tutta la paccottiglia, tra estetizzante, moralistico ed erotico(eh sì, questi ultimi due termini, teoricamente opposti-oppositivi, sono in realtà prigionieri di una disperata endiadi)che ha caratterizzato l’Ottocento(in specie quello italiano, con tanto di Vaticano onnipresente, mentre in Francia,  per es., da sempre c’è il gallicanesimo…)e poi l’epoca umbertina, per cui un Guido da Verona e poi, in epoca fascista, Pitigrilli(scrittore più solido, certo, poi diventato spia dell’OVRA, ma… nessuno è perfetto)sarebbero diventati campioni di libertà e di libertinismo, concetti che certo non convergerebbero, stando ad un’interpretazione sana delle cosa, ma lo fanno oggettivamente, nel permissivismo repressivo(espressione francofortese-pasoliniana, nella realtà delle cose, se non nel conio, magari nominalista).    Ma torniamo all’inizio, diceva quel tale, senza ricordarsi bene quale fosse l’inizio… Ah, sì, sì, “Ah, no, no, per cavità!”. Dovrebbe essere una vera protezione dagli sciocchi, una sorta di veto che protegga dalla dabbenaggine umana, invece, de facto… poi, non serve a nulla: ossia, per meglio dire(à mieux dire, mi correggono, ma insomma…)di melvilliana memoria. Contro gli ordini idioti(ma quale ordine non lo è, in definitiva?) di qualche”superiore”(militare o civile, viene da dire, il fatto è che tutta la nostra società segue un modello gerarchico-militaresco, sembra non funzionare altrimenti), bisognerebbe dire il”Rispondo no”, non solo il”Preferirei di no”dello scrivano di Melville. Meglio quello, tuttavia, del nulla della società”affluente”(ormai sempre meno)e del compromesso cercato-voluto-chiamato-“conclamato”…  Lo scrivente, in ciò, non era mai stato eccelso, preferendo, por miedo, il compromesso bizantino, il”Pissi pissi bau bau”, il”ditemi pure ciò che devo fare, farò altro”. Appoggiandosi, poi, al compromesso esaltato come verità, alla falsità fatta passare per valore(del resto vi sembra sia un disvalore in questa società? Già gli hippies e prima ancora i beatniks, molti decenni fa, avevano cercato di dirlo, se pure in maniera confusa e molto spesso contraddittoria), ma più ancora alla sua reale incapacità fisica di fare, s’era sempre rifiutato, pur se con qualche”dubbio”, qualche oscillazione,  di fare. Il fatto è che il rifiuto, quasi mai, era stato esplicitato come tale, era qualcosa di strisciante, di implicito.   La sua vera vita, peraltro, da quieto”mister Hyde”, si svolgeva tutta”in the darkness”, comunque nei momenti segreti, pur se non al buio, nell’accezione fisica del lemma… Così, i suoi rendez-vous clandestini(beh, mica tanto, anzi)con ragazze fortissime si svolgevano in cittadine da Belle Epoque decaduta(ormai totalmente, si direbbe).. . Ma avete sentito parlare di farfalle, dell’OVRA(perché non anche del KGB, incalza l’amico Dupont, francese invero solo di nome), di Guido da Verona, di chissaà che cosa, mentre…come dicono altri, si sarebbe dovuto dire molto di più d’altro, anche se poi il “nostro”, anzi”i nostri”non specificano che si tratta di qualcosa di importante, senza in alcun modo dettagliare la cosa…). Rivoltare tutto, peraltro, ora non sarebbe più possibile. o no? Le sue scappatelle(cfr.qualche riga sopra) non fregano nulla a nessuno/a, sempre non si voglia riproporre un romanzo musiliano-joyciano-proustiano-burroughsiano(no, Burroughs non c’entra punto, Maremma…), quindi è meglio Eric Burdon, plagiando neanche troppo Deleuze e Guattari… Ma imcombe assolutamente il Grande Sabotatore(Dio, come ne godrebbero i Bermolen, tra i pochi veri maestri dello scrivente!), che ora vorrebbero proprio sapere tutto: perché si passi a parlare, dalla farfalle al cinema, dalla “letteratura di resistenza”(quella vera, eterna, non quella eternizzata, ma oggi a ragione relativizzata non solo da Pansa, specie se è di comodo e di facciata)alla”grande Soffiatrice”etc. Non saranno mica specchietti per le allodole, trame poi subito celate di un disegno oscuro? Insomma segnali in codice? Chissà, certo è che le cose sono preoccupanti, messe così, mentre lo scrivente rischia quantomeno sette convocazioni dure, con tanto… no, non proprio di plotone d’esecuzione, ma almeno di luce-in-faccia, insomma procedimenti speciali, che, sì, nei paesi democratici non si usano, però in quelli totalitari sì, diamine, che si tratti di stanare le FARC anche immaginarie, che  si agisca a Guantanamo. I remember strani, ma la PIDE c’era, diamine, Salazar… Come c’era il KGB, vero”Grande Fratello”…,  non quello TV, inventato per imbarbarire ancora quanto preconizzato da Vaneighem e altri, tra cui naturalmente in primis … Guy Debord… Tutte queste citazioni, ma che cosa c’entrano, ancora il Sabotaor Meglio la Soffiatrice, ma…Pamela Tiffin enflant un ballon”communiste”dans le film”Un-Deux-Trois”de Billy Wilder(1961), icona certo, ma non solo, meglio la”REALTA”… crediamo, ma…                                                                                                                                                                                                                                              Il Cartaio fa le carte/  Il Mortaio coltiva mor(t)e / e Guerìn fa pur la guerra(siempre cuentos de la guerra).                  Une fois, tu sais/Liberté ueber alles/Poi sfratti studi di tutto/                                         Katiusha missile carino?                            Allora, anche a giudizio(insindacabile? Mah…)del dirigente psico della Super-Sezione meglio lo scrivente con le sue immani Soffiatrici, vera evocazione archetipica(“Appunto”, soggiunge l’esimio prof.Arnaldo Arnoldo Alfonso Cioni)che tra parentesi non son nemmen rubricate(hate, pardon!)nella”Psychopathia sexualis”del Krafft-Ebing e in successivie opere sul tema.           Non vedo perché si debba silenziare Dio. La vie ne fait pas des cadeaux, d’accord, mais quand me^me… On ne sait rien, je crois. Kein  Tag ohne neue Erkenntnisse. No se puede decir, no se puede . Infrattati impronte lamponi. Adesso anche i giochi di fuoco(jeux de feu, sì, bene)fonosimbolico-allitteranti. Poi, se invece che incitare alla guerra, saranno pur solo canzonette(ut dixit Bennato, ma non il colto Eugenio, il più”aduso alla vendita di CD”Edoardo), se lo scrivente, cioè, ama palloni da mare super-soffiati da forti ragazze, non si vede quale sia il problema, nella fattispecie. Gliene farete una colpa? Sarà un tardo post-hippy(o hippie, d’accord), tutto love and peace.     Ma altro, altro s’affaccia. il ricordo di Heinz(Heinricius)Mur, suo grande amico morto vent’anni prima, lui, comunista-sovietista(URSS, insomma)sfegatato, tutto Stalin e DDR, carattere intrattabile, ma per lo scrivente amico insostituibile. Si pensi che anni prima, sempre a Fi, aveva seguito il padre alla mostra dello scultore english Henry Moore(“No, non ho voglia, pap”), solo perché la phonè fiiva con il coincidere con il nome del suo amico, sorta di Robin Hood, filosofo da strada, che era passato attraverso esperienze diverse(consumatore di droga tra i primi in una piccola città del Nord-Est made in Italy, sindacalista,” politico”, studioso senza cattedra, ma instancabile ricercatore-dei suoi titoli non si dirà nulla, essendo il tutto avvolto da misteri-chi lo dava senza diploma di maturità, chi invece lo riteneva assolutamente diplomato, anzi laureato in medicina in un paese dell’Est-  altro ancora, dove l'”altro” non è qui troppo dettagliabile). Talora intrattabile, Heinricius, straordinario jongleur delle lingue(italiano, inglese, tedesco, ebraico), riusciva però sempre a”spuntarla”, ossia a dar dentro alle cose-a persuadere anche chi, politicamente e non, sarebbe stato lontanissimo dalle sue idee e opinioni… Ricordando un amico(di Heinz, non dello scrivente), scomparso suicida, notizia che il “nostro”(l’eroe di cui parliamo, cioè, chiaramente)aveva in ogni modo caché, more sovietico, al suo funerale, Mur leggeva nell’originale ebraico l’Antico Testamento. Fautore assoluto della “sovieticità”come s’era affermata storicamente in URSS(dopo un periodo adolescenziale passato da filo-cinese, era tornato all’ovile di”Santa Madre Russia”(URSS, però), era però indefesso sostenitore di ogni azione politica e militare dello Stato Israeliano(“l’unica democrazia del Vicino Oriente”, op.cit, pagina nessuna, essendo in questo caso intesa l’opera affermantesi nell'”orature”), non si peritava di scandalizzare lo scrivente con affermazioni tipo: “Vedi, questa macchina la producono in un paese dove non si sa neppure che cosa sia il diritto di sciopero, dove poi, alle repliche fintamente indignate dell’autore del brogliaccio che forse leggete/leggerete, negava tutto: “Ma come puoi provarlo? Non hai certo a disposizione un registratore? O no?”.   Insane morali da schiavi. Azzurrità impunite ma liquide e limpide. Paesi processati. Dance of flowers. Ma ecco l’esagitato, ossessivo-compulsivo(non sapendo curare, gli psichiatri, oltre a terapie mostruose o nel migliore dei casi blandamente dannose-inutili), che gridava a perdifiato insulti contro ex-prof., contro i martrti di Bakuba(non di Nassyria, però), contro… tanti altri personaggi stranissimi, frutto forse della sua”mente malata”, certamente da recuperare in una prospetiva storico-gnoseologica… Boh, lo scrivente si stanca, con codeste cose, non ne può più, letteralmente.  Bastava lasciargli il campo per tre minuti ed eccovi precipitati/e nel Maelstroem delle bobadas, almeno a giudicare con fine spirito razionalista(?). Di certo quello”spirto”(bella, la versione contratta o no?)che stava tanto sulle scatole al nostro diabolico scrivente.  Era sublime-inquietante, perché, pur con quel tono sempre sopra le righe e di molti semitoni sopra il dovuto(sempre meglio che sotto, pensava invero lo scrivente, ma qui si aprirebbero altre parenesi, altre storie), perché era capace di irrompere in una conferenza-congresso-riunione(come volete, insomma) di storici, gridando-cantando: “Ma chi era Statis Panagulis?”(gu-u-lis, anzi, dato che salmodiava tutto). “Credo che sia un nostro grande amico”, azzardava uno, “il nostro collega greco, non è quello di Salonikki”, al che l’altro, minacciosamente, fingeva di estrarre un coltello(in realtà oggetto di carta, simil-cartaceo, ma veramente solo simil-)brandendolo contro il malcapitato prof. Altre volte, faceva lo stesso dai matematici, dai geografi, dai geologi, dai fisici, risparmiando solo il campo filosofico: “Scienza incerta, non ci si capisce niente”, soggiungeva.  Turbava anche i sonni dello scrivente, in quanto compariva nei suoi sogni, sempre in costume leopardato, quando invece in realtà”aveva avuto il dispiacere”di vederlo sì, ma solo di tutto punto vestito… “Non sarò mica tapette”, si chiedeva con insistenza lo scrivente, aduso a ben altro, ma comunque… Basta così, noches estrelladas a tutti i potenziali lettori(tutte le potenziali lettrici, ovvio)     (Eugen Galasso, 16-25 aprile 2009)

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